Migranti: Medici Senza Frontiere boccia l’Europa
Morte, violenze, sofferenze. Quella dei migranti che tentano di raggiungere l’Europa è veramente una corsa ad ostacoli. Ostacoli che l’Unione Europea, invece di rimuovere, sembra innalzare di fronte a coloro che si mettono in viaggio in cerca di una vita migliore. «Non solo l’Unione Europea e i governi hanno fallito collettivamente nell’affrontare la crisi», ha dichiarato Brice de le Vingne, direttore delle operazioni di MSF, «ma con le loro barriere e la risposta caotica ai bisogni umanitari delle persone in fuga hanno di fatto peggiorato le condizioni di migliaia di uomini, donne e bambini già vulnerabili».
Nella testa (e nella pancia) di molti, l’Europa è il continente del bengodi per migranti e richiedenti asilo, accolti e coccolati a spese dei contribuenti. A leggere l’ultimo report di Medici Senza Frontiere, però, non sembra proprio così. Nel rapporto – che si chiama, appunto, «Corsa a ostacoli verso l’Europa» – MSF denuncia «i rifugiati, richiedenti asilo e migranti nel 2015 e presenta una fotografia drammatica, emersa dai progetti MSF per la migrazione, dell’impatto medico-umanitario delle politiche europee su migliaia di persone in fuga».
Nell’ultimo anno, sono oltre 60 milioni le persone nel mondo che si sono messe in cammino per salvare la propria vita. Sessanta milioni, come l’intera popolazione italiana. Tra loro, 1.008.616 hanno scelto come destinazione l’Europa, imbarcandosi in un viaggio che sapevano avrebbe potuto costargli la vita, e per molti di loro è stato così. Almeno 3.771 persone sono morte per raggiungere l’Europa: dieci morti al giorno per ogni giorno dell’anno che si è appena chiuso. E sarebbero potuti essere molti di più se dopo la sostituzione di Mare Nostum con Frontex, in maggio, Medici Senza Frontiere non avesse deciso di avviare un’attività di soccorso in mare. Le tre navi dell’associazione hanno oltre ventimila persone direttamente in mare e hanno «assistito migliaia di persone trasferite da altre navi». Ma durante la traversata il mare che si trasforma in tomba non è l’unico nemico dei migranti: in molti raccontano di «violenze fisiche, rapine, abusi verbali o intimidazioni durante il viaggio». A spingere oltre un milione di persone tra le braccia degli scafisti, secondo MSF, sono stati l’UE e i governi europei, che non hanno mostrato «alcuna volontà politica di offrire alternative legali e sicure alla drammatica traversata del mare».
Una volta arrivati alle porte dell’Europa, però, la situazione non sembra migliorare. «Il loro calvario non finisce lì. Per le precarie condizioni di accoglienza in tutta Europa e la costante mancanza di informazioni, a molti sono stati negati i bisogni più elementari». Sulle spiagge della Grecia, che abbiamo visto in tv ricevere i migranti mentre i turisti stavano con i piedi a mollo, l’accoglienza è stata «da inesistente a disumana»: non solo non c’è stato un sistema di accoglienza adeguato, ma il lavoro delle organizzazioni umanitarie è stato impedito attivamente, lasciando migliaia di persone in condizioni drammatiche, legate al pericolo e alla scarsa igiene in cui stavano vivendo. Il sistema di accoglienza italiano, invece, sebbene funzionante si è rivelato insufficiente e non in grado di gestire i nuovi arrivi.
E se i Paesi di frontiera non riescono a gestire il flusso di persone in arrivo, nemmeno sulla terraferma il percorso è privo di ostacoli: «i governi europei hanno continuato a giocare con la salute, la dignità e il benessere delle persone in fuga aprendo e chiudendo le frontiere in modo incostante, senza alcuna pianificazione. […] Lungi dal fermare i flussi in arrivo, queste restrizioni hanno reso questi viaggi verso la sicurezza più pericolosi, miserabili e costosi». E pensare che, dice ancora MSF, la maggior parte delle patologie trattate dai medici dell’associazione potevano essere prevenute con condizioni di accoglienza adeguate.
La sfida per il 2016 è chiara: «L’Europa e i suoi Stati membri devono agire per dare priorità alla vita di chi fugge», perché tutti i segnali indicano che i flussi non si fermeranno. La soluzione non sono e non saranno nuove frontiere chiuse, ma la garanzia di un viaggio legale e sicuro e strutture di accoglienza adeguate.