L’allarme del WEF: lavoro umano sostituito da automazione già dal 2018

Secondo il rapporto pubblicato dal World Economic Forum (WEF) la crisi che ha investito i mercati del lavoro è ben lontana dal risolversi in un futuro prossimo. Complice la cosiddetta “quarta rivoluzione industriale” e le nuove sfide tecnologiche, che contribuiranno già dal 2018 alla perdita di ben 5 milioni di posti di lavoro nelle 15 economie mondiali più sviluppate. Tra le principali cause il rapporto cita automazione, intelligenza artificiale, nanotecnologie, biotecnologie e stampa 3D. Non sorprende che tra i soggetti più colpiti ci saranno soprattutto le donne, sebbene il fenomeno riguarderà tutti. I settori più a rischio includono quello amministrativo, energetico, finanziario e soprattutto i lavori d’ufficio, dove le macchine si incaricheranno di tutti i compiti di routine. Ma non è certo la prima volta che si affaccia il rischio della disoccupazione di massa causata dell’innovazione tecnologica.

E’ la fine del lavoro umano? Secondo lo scienziato Stephen Hawking, avremo due possibilità “se le macchine produrranno tutto ciò di cui abbiamo bisogno saremo ad un bivio. Se questi prodotti saranno condivisi, l’intera popolazione vivrà nel lusso, ma se i produttori delle macchine riusciranno a impedire la redistribuzione, la maggior parte della popolazione sprofonderà nella miseria”. Già gli imprenditori della SIlicon Valley Martin Ford e Jerry Kaplan avevano diffuso nel 2015 percentuali allarmanti: secondo le loro stime, infatti, ben il 60% dei posti di lavoro negli Stati Uniti sarà automatizzato. Verrà creata nuova occupazione, certo, ma sarà comunque insufficiente a compensare le perdite. L’unica possibile soluzione sembra quella di ripensare radicalmente il nostro sistema economico. Le nuove sfide, continua il rapporto WEF, impongono che non solo le imprese, ma anche i governi, si riadattino al nuovo scenario e intervengano per disciplinare e regolare il cambiamento. Possibilmente in modo rapido, dal momento che quel fenomeno che il giornalista Paul Mason chiama “transizione verso il postcapitalismo” è già in corso.

Secondo Mason, le monete di scambio del futuro saranno “tempo libero, attività in rete e gratuità”. La basi di questa trasformazione sono già visibili, ma la cultura della sharing economy è destinata a crescere. “Le persone convertiranno ogni bene in denaro, dalla propria casa alla loro auto”, si legge nel rapporto WEF. Se da un lato la discussione si inserisce nello scenario di una crisi dei mercati di lavoro e di una disoccupazione ormai drammatiche, dall’altro è tanto affascinante quanto utopica l’ipotesi di un futuro prossimo in cui impieghi noiosi o degradanti saranno svolti dalle macchine, mentre gli esseri umani potranno dedicarsi ad attività ben più gratificanti. “L’attuale rivoluzione tecnologica non deve diventare necessariamente una sfida tra esseri umani e macchine”, conclude il rapporto “ma piuttosto un’opportunità per lavorare insieme e fare in modo che le persone esplorino a pieno il loro potenziale. E’ essenziale comprendere rapidamente i cambiamenti per guidare le nostre economie e la nostra comunità attraverso queste importanti trasformazioni”.