Uno per tutti, tutti per il Porcellum
Se esiste un denominatore comune su cui misurare le promesse di partiti e politicanti d’ogni colore, quello è l’abolizione del Porcellum.
Il gran nemico di ogni istituzione che si rispetti, è al centro di una trasversale campagna d’odio – a parole – che da mesi, anni, prosegue tra annunci di cambiamenti, cancellazioni e revoche.
In un certo qual senso, il Governo attuale sembrava nato proprio su alcune esigenze tra le quali il cambio della legge elettorale. Eppure, sino ad ora i fatti attestano il contrario. Nel suo discorso di insediamento alla Camera dei Deputati, giorno 22 aprile, Giorgio Napolitano parlò della «imperdonabile mancata riforma» che ha «provocato un risultato elettorale di difficile governabilità, e suscitato nuovamente frustrazione tra i cittadini per non aver potuto scegliere gli eletti». Lo stesso Enrico Letta, alla richiesta di fiducia (29 aprile), sottolineò la necessità di un cambio e, in caso di eventualità, il ripristino della legge elettorale precedente ritenuta «certamente migliore dell’attuale». Eppure, questa proposta fu bocciata proprio dallo stesso Pd. Il 29 maggio il deputato “renziano” Roberto Giachetti propose il ritorno al precedente Mattarellum. Ma la mozione prima incassò una sonora bocciatura (139 voti favorevoli e 415 contrari), poi subì il rimbrotto di Anna Finocchiaro, che la bollò come «intempestiva» definendola un «atto di prepotenza». Eppure, le occasioni – anche precedentemente – non sono mancate. L’attuale legge Calderoli (incostituzionale secondo la Cassazione), entrò in vigore il 21 dicembre 2005 con i voti dell’allora maggioranza del secondo Governo Berlusconi (Forza Italia, AN, UDC, Lega Nord). Da allora, tre altri esecutivi si sono alternati: Prodi, Berlusconi terzo, Monti, ma di cambi neanche l’ombra. Monti, a dirla tutta ci provò proponendo un ddl, ma invano, in quanto fu costretto a notare con rassegnazione che «i partiti non riescono a mettersi d’accordo» (6 novembre 2012). Berlusconi invece, è da tempo che spiega che la legge elettorale sarà cambiata «solo dopo le riforme istituzionali», lasciando intendere una propedeuticità che pare rimarcata – e apprezzata – anche da recenti dichiarazioni di esponenti Pd.
Tuttavia, il discorso sul ritorno alla vecchia legge elettorale è tornato di moda proprio oggi, rientrato di forza anche alla luce di possibili crisi governative, un po’ per evitare quel che accadde al momento della caduta dell’esecutivo di Prodi nel 2008. La richiesta è stata infatti avanzata proprio questo pomeriggio alla Conferenza dei capigruppo dal Presidente dei Deputati di Sel, Gennaro Migliore, con la firma del coriaceo Giachetti che ha proposto una procedura d’urgenza, avvalendosi del supporto di 45 deputati di tutti i gruppi parlamentari, eccezion fatta per Lega Nord e Fratelli d’Italia.
E chissà che stavolta non trovi anche il parere favorevole di Anna Finocchiaro, che pare aver cambiato idea e in una odierna intervista a Repubblica afferma che «il Porcellum va cambiato in fretta ma c’è chi perde tempo». Già, chissà chi.
di Mauro Agatone
di Mauro Agatone