Roma Art Meeting, intervista a Domenico Monteleone
Il Roma Art Meeting è un’associazione da cui prende il nome l’omonima manifestazione che quest’anno si svolgerà nella Capitale tra il 22 e il 31 Gennaio ( qui il PROGRAMMA). Incontriamo l’Avv. Domenico Monteleone, presidente e fondatore dell’evento, di ritorno da un viaggio in Calabria per farci raccontare come nasce il Roma Art Meeting, ormai alla sua quinta edizione, un’evento capace di coinvolgere in sé grandi ospiti come i magistrati Nicola Gratteri e Ferdinando Imposimato, l’economista Alberto Bagnai sino agli attori Edoardo Leo, Giuseppe Zeno, Stefano Sarcinelli e Dado. Uno spazio il “Meeting” romano e non solo, con date a Milano, Isernia e in Calabria per parlare di arte, cultura, musica e legalità. Qui di seguito le nostre domande all’Avv. Monteleone.
Questa è la quinta edizione del Roma Art Meeting, un evento culturale che coinvolge diverse città italiane tra cui principalmente Roma. Ci racconta com’è nata quest’associazione e di cosa si occupa?
Il Roma Art meeting nasce a gennaio del 2012 principalmente dalla volontà di costruire qualcosa che permettesse un approfondimento, un cenacolo che stimolasse la conoscenza dei libri e della letteratura, del teatro ma che aprisse anche ad un confronto. Tutte cose che oggi credo manchino perciò nasce principalmente da un’esigenza personale di confronto ad alto livello e da questa base poi è partito tutto il resto.
C’è un episodio in particolare che può considerarsi il battesimo della sua associazione?
Sì, eravamo nel mio studio con mia moglie e in quella sede si parlava della bellezza dei cenacoli di una volta, spazi che permettevano di conoscere e approfondire laddove oggi la televisione non apre più a questo e spesso anche il teatro rincorre la televisione che ormai lancia gli attori per fare “cassetta”. Così ci siamo detti: perché non costruirci un nostro spazio? Magari partendo dal piccolo e andando sempre più avanti? Mi pare che fino adesso l’operazione sia riuscita. Abbiamo creato un luogo di incontro aperto a gente di un certo livello, io cito sempre Nicola Gratteri, questo ci consente oggi di attuare quell’idea che è nata in quella sede lì, così per caso.
Lei ha sempre rivendicato la sua autonomia da qualsiasi etichetta politica, reputa questo un elemento essenziale per un’associazione culturale oggi?
E’ essenziale per chiunque essere libero però per chi pretende di confrontarsi sulle idee essere libero non è essenziale deve proprio far parte del DNA. Tu non puoi confrontarti sulle idee, sulle proposte, sullo status quo se hai una contaminazione o ideologica o peggio utilitaristica, partitica quindi mi sembra assolutamente imprescindibile essere autonomi. Deve far parte del DNA questa libertà di scelta, di autodeterminarsi altrimenti si diventa strumento nelle mani di altri, proprio per questo noi non usufruiamo di alcun contributo.
Il meeting è ormai alla quinta edizione e vanta ospiti come i magistrati Nicola Gratteri e Ferdinando Imposimato, il filosofo Gianni Vattimo, l’economista Alberto Bagnai e non solo, anche attori come Giuseppe Zeno, Stefano Sarcinelli, Dado e il regista Edoardo Leo. Perché secondo lei tante anime così diverse trovano il loro punto d’incontro nel Roma Art Meeting?
Certamente conta molto il prestigio che ci siamo costruiti nel tempo perché noi abbiamo fatto anche delle scelte dolorose, ci siamo creati dei nemici, personaggi che volevano anche sfruttarci per campagne elettorali, visibilità nel nostro piccolo. Dico scelte dolorose perché ci è costato l’allontanamento di gente che collaborava con noi. Dando però questo impulso le persone che vengono da noi, vengono gratuitamente perchè si è creato un rapporto di amicizia laddove sanno che qui c’è la possibilità di dare una mano verso la cultura e questo è qualcosa che si riverbera positivamente su tutti. Questo è il messaggio che è stato condiviso dalle persone che sono state citate: contribuire a creare quel sostrato culturale su cui poggia qualsiasi idea,ecco perché vengono, oltre al fatto di avere la certezza che noi non abbiamo secondi fini né tanto meno e soprattutto scopi di lucro, questo è un modo di essere che non ci interessa.
Lei oltre a rivendicare la sua autonomia politica non ha mai nascosto di aver ricevuto qualche “sgambetto”, questo l’ha mai scoraggiata lungo il suo percorso?
No (l’avvocato ride, n.d.r.) perché mi diverto. Vedi in questo periodo sono nella fase di organizzazione e tutti pensano che io sia stressato, in realtà sono questi i momenti che abbiamo sempre cercato e sono i momenti che io mi sto godendo e che faccio godere a tutti quelli della squadra. Nessuno stress perché facciamo quello che abbiamo sognato di fare e lo facciamo proprio adesso. Quindi anche quando ci fanno gli “sgambetti”, quando riceviamo colpi bassi o quando c’è addirittura gente che ha cercato di boicottarci, io da una parte mi diverto dall’altra penso che forse siamo sulla strada giusta perché se qualcuno ci boicotta e di quel qualcuno io non ho grande stima allora forse questa è la strada giusta. D’altronde ci boicottano le persone giuste al contrario. Per fare un esempio ricordo che lo scorso anno avevamo prenotato una sala in Campidoglio per la serata finale del meeting e quella sala ci è stata tolta all’ultimo, fu una corsa per spostare tutto alla “Sala Baldini” dove ci conoscono per come operiamo, quella sala l’avevamo prenotata e per ignoti motivi ci è stata tolta. Io so da dove arrivava il colpo, ho i miei sospetti ma come ripeto continuo a reputare questo un motivo di orgoglio.
Ci sono dei personaggi a cui si ispira o si è ispirato lungo il suo percorso?
Sì certo, in primis il mio parroco l’ Arciprete Alfonso Franco che ho visto anche cinque minuti fa ed è stato sempre un punto di riferimento per me; poi anche personaggi pubblici come Giorgio Gaber, Eduardo De Filippo, Roberto Vecchioni, Guccini, Sciascia o Pirandello per quanto riguarda la scrittura. Io cerco di prendere a modello questi personaggi e in particolare Gaber e Eduardo per la libertà intellettuale che penso sia necessaria in qualsiasi ambito dall’arte all’impegno nel sociale.
Ultima domanda. Gli eventi del Roma Art Meeting coinvolgono principalmente scuole. C’è un messaggio in particolare che vorrebbe trasmettere a questi ragazzi?
Io vado principalmente nelle scuole perché voglio che i ragazzi studino, oggi si tendono ad avallare i percorsi al contrario, quelli facilitati tesi alla scorciatoia. Io invece credo che lo studio sia quell’allenamento che il campione fa sul campo e che lo studente deve fare sui libri. Solo lo studio, parlo per esperienza diretta perché io non sono figlio di avvocato, mi ha consentito di fare quel percorso umano e professionale e mi ha dato le basi per interpretare meglio la realtà. Non fermarsi alla prima definizione, alla prima rassicurazione è ciò che dico sempre agli studenti, quella è una scia di condensa bisogna andare oltre e studiare, approfondire perché solo così non si è nelle mani di chi vuole dirigere o manipolare.
Cosa augura a loro e a sé stesso?
Bhè, auguro un mondo migliore ma questo però deve partire dal singolo. Noi non dobbiamo aspettarci una rivoluzione dall’alto perché l’alto è in mano ai grandi gruppi che utilizzano i grandi mezzi di informazione. Io credo che oggi la questione sia come il lievito con la farina: capire quanto lievito ci vuole per far lievitare questa società. Il lievito è la parte minore rispetto alla farina, allora bisogna capire quanta percentuale di giovani e di persone serve a far da lievito alla società e in questo senso io mi auguro e auguro loro di essere lievito per la società.