Fino al maggio scorso l’informatore aveva lavorato per la Booz Allen Hamilton, la società che fornisce consulenze alla CIA e alla National Security Agency, e che ha sviluppato il Prism, il programma di sorveglianza di massa responsabile del monitoraggio di informazioni online.
Snowden abbandona una vita di agi alle Hawaii e un lauto stipendio per trovare rifugio dapprima a Hong Gong, luogo che, secondo lui, «conserva una tradizione di libertà», e poi in Russia.
Rivendica di aver agito per idealismo, trasparenza e per prendere le distanze da dei metodi di sorveglianza incontrollati e lesivi del diritto alla privacy.
È in attesa del lasciapassare che gli permetterebbe di abbandonare l’aeroporto di Mosca in cui attualmente si trova e ha richiesto asilo provvisorio in Russia, dove potrebbe rimanere un anno.
Appena qualche giorno fa era trapelata la notizia che la richiesta d’asilo fosse stata accettata, ma i legali di Snowden hanno poi smentito che il loro cliente avesse ottenuto l’autorizzazione per abbandonare l’area transiti; hanno, tuttavia, confermato che la Russia resta, almeno al momento, la destinazione finale del loro assistito.
La domanda di Snowden rimane comunque al vaglio delle autorità sovietiche che ne starebbero seriamente valutando l’accoglibilità e che hanno dichiarato che l’istanza potrebbe essere ricevuta a condizione che l’informatore non rechi più alcun danno agli Stati Uniti.
Eventualità che ha, prevedibilmente, provocato reazioni durissime da parte degli Stati Uniti, che hanno formalmente richiesto il rimpatrio del responsabile del Datagate. Il portavoce della Casa Bianca Jay Carney ha dichiarato che l’America non desidera che questa vicenda mini i rapporti con la Russia, ma ha anche aggiunto che «c’è un’assoluta giustificazione legale per la sua espulsione affinché torni negli Stati Uniti per rispondere delle accuse nei suoi confronti sulla non autorizzata fuga di informazioni riservate». Per l’amministrazione Obama, Snowden non è né un “attivista” né un “dissidente”, ma un individuo incriminato da rimpatriare.
Il Dipartimento di Giustizia americano ha assicurato che il giovane non rischia la pena di morte e che, se trasferito nuovamente in patria, gli saranno garantiti i diritti fondamentali (http://ansa.it/web/notizie/collection/rubriche_mondo/07/26/Snowden-incontro-007-Usa-Russia_9079845.html).
Pur non essendoci alcun accordo d’estradizione con la Russia, proseguono le “conversazioni” col Cremlino, ma, ad oggi, sembra ancora che Snowden possa ottenere i documenti in qualunque momento. Presto sarà noto chi avrà l’ultima parola nell’ennesima prova di forza tra le due potenze rivali.
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Claudia Pellicano