Si è spento il celeberrimo attore romano Franco Citti, all’età di 80 anni. E’ stato Ninetto Davoli, altra scoperta pasoliniana, nonché suo vecchio amico, a dare la notizia del suo decesso alla stampa nazionale. Il cinema italiano è in lutto per la sua immane perdita. Citti era stato lanciato in qualità di attore protagonista dal maestro Pier Paolo Pasolini sul set di Accattone, nel lontano 1961. La sua carriera cinematografica è stata costellata di successi e partecipazioni a film di indiscusso valore culturale, quali: Mamma Roma (1962), Edipo Re (1967), Porcile (1969), il Decameron (1971), I racconti di Canterbury (1972), Il fiore delle Mille e una notte (1974), tutti capolavori neorealisti del genio Pasolini. I fratelli Citti erano nati e cresciuti in una difficile borgata romana e suo fratello, il regista Sergio, allievo di Pasolini, era morto una decina di anni fa, più precisamente nel 2005. Il “ragazzo di vita” (perché questo era il volto più autentico di Franco Citti, quello amato dal grande pubblico) aveva confidato in un suo testo autobiografico, edito nel 1992, “Vita di un ragazzo di vita”, di voler seguire nel destino di morte il suo maestro Pasolini, al quale si sentiva indissolubilmente legato, fin oltre la sua stessa vita. L’attore romano infatti si era reso conto che, dopo la brutale morte del regista neorealista, una parte di sé aveva iniziato a sgretolarsi, a dissolversi come cenere al vento, come se le loro vite fossero unite per sempre, come se avessero avuto un cuore soltanto, che palpitava all’unisono. “Siamo tutti attori sul palcoscenico della vita”, e mai nessun aforisma fu più vero di questo, e mai nulla si rivelò più adatto a quello che fu Franco Citti per il cinema italiano. Oggi è un giorno di lutto per il cinema, un giorno nefasto per chi amava Pier Paolo Pasolini e ritrovava un po’ del suo genio, un ricordo, uno sguardo, nel protagonista di Accattone.

 

@Vale_Perucca