Il grande Gatsby, un party intimo e affascinante al Teatro Stanze Segrete
In scena fino al 31 gennaio, nell’intimo del Teatro Stanze Segrete, un adattamento inedito e originale de Il Grande Gatsby, il capolavoro di Francis Scott Fitzgerald. Considerato tra gli scrittori più importanti del ‘900, Fitzgerald possedeva una straordinaria immaginazione visiva, qualità che ha affascinato registi teatrali e cinematografici. Celebre è il Gatsby interpretato da Robert Redford nell’adattamento del 1974, così, come il più recente portato sul grande schermo da Baz Luhrmann, con protagonista Leonardo DiCaprio. Lo spettacolo di Matteo Fasanella riassume invece la storia nell’arco di una sola giornata, attraverso un montaggio quasi cinematografico, che adatta il romanzo alle proprie esigenze pur preservando tutta la ricchezza e la complessità di un testo semplice solo in apparenza.
Ambientata nei ruggenti anni ’20 dell’America del jazz e del proibizionismo, la vicenda si apre nella villa di Jay Gatsby, durante l’ennesima delle sue famose e appariscenti feste. Uno ad uno sfilano tutti gli iconici personaggi del romanzo: l’enigmatico padrone di casa, la svampita Daisy e il rude e ipocrita marito Tom, l’integerrimo Nick, l’altezzosa Jordan, l’appariscente Myrtle, il grigio Wilson. Come tutte le storie scritte da Fitzgerald, anche questa racconta un amore fallito, un passato “che non si può ripetere”, un sogno calpestato; simboleggiato dall’allegorica luce verde che Gatsby e Daisy osservano al di là della baia. In uno spazio raccolto, limitato, regista e attori mettono in scena una rappresentazione ricchissima di effetti speciali, visivi e sonori, dal ritmo in graduale crescendo. La grande attenzione ai dettagli, nei costumi così come nei dialoghi e nell’eccellente coreografia recitativa, rendono lo spettacolo godibile per tutti: sia per gli amanti del romanzo che per chi si avvicini alla storia per la prima volta.
Senza cedere a tentazioni didascaliche, si disvela ogni tematica, rilevante o marginale, contenuta nel romanzo. A partire dall’apparentemente secondario riferimento a Trimalcione, il liberto arricchito del Satyricon di Petronio, che ricalca esattamente il personaggio di Gatsby: anche lui un “nuovo ricco”, che pure non riesce a colmare la distanza, sociale e morale, che lo separa dalla donna che ama. Non a caso, proprio Trimalchio era il titolo della prima edizione del romanzo. La storia de Il Grande Gatsby, notoriamente semplice, è qui rappresentata in modo appassionante e coinvolgente: un mix ben riuscito che coniuga elementi visivi ispirati dall’adattamento pop di Baz Luhrmann con la bellezza della prosa di Fitzgerald e l’intimità del rito teatrale. Un degno omaggio ad un libro immortale, dall’influenza incalcolabile, che non smette di raccontare di un sogno americano – e individuale – impossibile da raggiungere, perché già franato alle nostre spalle.