La Danimarca sequestrerà i beni dei richiedenti asilo

La maggioranza c’è. In Danimarca governo e opposizione hanno trovato l’accordo sulla controversa proposta di legge che prevede il sequestro dei beni di profughi, richiedenti asilo e migranti senza permesso di soggiorno per pagare le spese di accoglienza.

 

La proposta – lanciata in dicembre – alla fine è arrivata in Parlamento, e sembra destinata ad avere successo. A votarla, dice Copenaghen, saranno la maggioranza di centrodestra del premier Lars Lokke Rasmussen, il Partito del Popolo – formazione xenofoba con il cui sostegno esterno si regge il governo –, l’Alleanza Liberale e i Social Democratici. Il disegno di legge verrà poi trasmesso ad un comitato parlamentare e tornerà in aula per il voto definitivo il 26 gennaio. Se, come appare quasi certo, diventasse legge, le autorità danesi avrebbero il diritto di perquisire bagagli e vestiti di aspiranti richiedenti asilo e immigrati sprovvisti del permesso di soggiorno per inventariarne i beni, al fine di individuare e sequestrare quelli di valore. Solo i beni necessari – come orologio e telefonino – e quelli dall’alto valore affettivo – come, ad esempio, le fedi nuziali – non potranno essere requisiti. Tutto il resto – dai soldi ai gioielli – potrà essere confiscato per ricambiare la gentile ospitalità del Regno.

 

L’unica cosa che le opposizioni – che in dicembre avevano criticato la proposta, «meschina e crudele», – sono riuscite a strappare grazie all’accordo è un ammorbidimento rispetto ai valori sequestrabili. Secondo la proposta originaria, infatti, tutti i beni ad eccezione di quelli dal valore affettivo potevano essere confiscati, così come i contanti superiori alle 3.000 corone danesi (circa 420 euro). Con i nuovi emendamenti, invece, “solo” i beni dal valore superiore alle 10.000 corone (circa 1.350 euro) potranno essere sequestrati, e sarà consentito ai migranti di tenere contanti fino a un massimo di 10.000 corone.

 

I beni sequestrati, dice il governo, serviranno per sostenere le spese di accoglienza a carico dello Stato, come ha spiegato il ministro danese per l’Integrazione Inger Støjberg in una mail al Washington Post: «Alle persone a cui viene riconosciuto l’asilo politico è permesso frequentare le scuole danesi gratuite e sfruttare il sistema sanitario allo stesso livello di chiunque altro in Danimarca». Ma, continua il Washington Post, «nonostante il sequestro di beni di valore sia pensato per coprire le spese statali relative ai richiedenti asilo, l’impatto finanziario della misura potrebbe avere conseguenze molto limitate. Gli esperti dicono che il governo danese è più interessato a mandare un messaggio ai richiedenti asilo, piuttosto che sequestrare effettivamente i loro beni». Il concetto è chiaro: vuoi venire in Danimarca? Devi pagare. Quindi è meglio che tu non lo faccia, no?

 

La norma sulla “tassa di soggiorno”, del resto, è parte di una più ampia modifica alla legge sull’immigrazione, che prevede tra l’altro l’allungamento dei tempi previsti per il ricongiungimento familiare e regole più rigide su permessi temporanei di soggiorno e sulla possibilità di ottenere la residenza in Danimarca. La stessa Danimarca che ha chiuso le frontiere, che ha tagliato i sussidi per gli immigrati, che cerca in ogni modo di scoraggiare i profughi a intraprendere il viaggio della speranza per arrivare fin là, non importa se per farlo deve essere paragonata dai media di tutto il mondo alla Germania hilteriana che sequestrava i beni degli ebrei destinati alla “soluzione finale”.