Clippers forza nove in NBA
Nono successo consecutivo per i Clippers, volano anche San Antonio, Cleveland ed i soliti Warriors, che stanotte hanno battuto Miami. Gran momento di Gallinari, in crisi Bargnani, che potrebbe lasciare. Crollo Charlotte e bluff Minnesota, quando il draft non dice il vero. Kobe è sempre il preferito d’America.
La Ewing Theory è una tesi elaborata dal giornalista ESPN Bill Simmons ai tempi in cui Ewing giocava nei Knicks. Prevede che una squadra buona ma perdente finisca con ottenere risultati migliori in assenza della propria stella.
Da anni i Clippers hanno un roster più che valido, ma incapace di raggiungere i massimi traguardi. Difficilmente vi riusciranno stavolta, ma da quando Blake Griffin si è infortunato al quadricipite, hanno cambiato passo. Quella ottenuta domenica al supplementare contro New Orleans, a sua volta privi di Davis, è stata la nona di fila per LA, a conferma del paradosso. Al dunque però ci pensa sempre Chris Paul ed anche nell’ultima circostanza – tripla nel momento chiave dell’overtime – è stato così.
Stanotte si sono giocate tre partite, nella più importante Golden State ha battuto Miami 111 a 103 giungendo a metà del traguardo di 72 successi in stagione regolare dei Bulls di Jordan. 31 punti per Curry malgrado una serata non splendente al tiro, il solito grande Green, che sta figurando insieme al compagno nel quintetto dell’Ovest scelto dai fans per l’All Star Game. I Warriors hanno davanti due possibili strade: ricerca della storia col rischio di arrivare stanchi ai playoffs oppure gestione delle risorse. Potrebbero non dover scegliere ma è anche possibile che ne siano costretti.
I loro contendenti del Pacifico continuano a loro volta a vincere, 106 a 79 in trasferta degli Spurs contro Brooklyn, Aldridge massimo protagonista. E’ stata la prima partita dei Nets dopo il licenziamento del coach Lionel Hollins ed il ridimensionamento per il manager Billy King. Una rivoluzione in atto che potrebbe coinvolgere anche Bargnani, ormai ai margini delle rotazioni.
114 a 100 per i Wizards a Chicago: i capitolini stanno tentando di risollevare una stagione fino a questo momento davvero grigia. I Bulls hanno ritrovato Noah, ma le ambizioni più alte paiono precluse.
L’Est è il regno di Cleveland, domenica ha vinto a Filadelfia la settima partita filata. E’ stata più dura di quanto l’enorme divario lasciasse presupporre, ci è voluto tutto l’impegno di James, 37 punti con un ultimo quarto da mattatore. Irving sta ancora inseguendo la piena forma, ma il suo ritorno ha già portato benefici.
Randolph ha permesso a Memphis si rimontare 21 lunghezze di svantaggio ai Celtics, a nulla è valsa la grande prova di Thomas. Houston ha sconfitto Indiana all’overtime con i canestri di Ariza ed i rimbalzi di Howad, più forte dei fastidi alla schiena.
Un finale alla Reggie Miller per Lillard (5 triple e 17 punti in 3′) consente a Portland di ribaltare la sfida con Oklahoma, mentre privi di Kobe Bryant – che comanda come sempre le votazioni per l’All Star Game – i Lakers sono stati sconfitti dai Jazz.
Il draft è un momento fondamentale, ma non sempre regala indicazioni precise. C’era grande attesa per Minnesota, ma nonostante il buon rendimento di Towns, i Wolves continuano a deludere, anche quest’anno resteranno fuori dai playoffs.
Ad Est è più facile ma quando a giugno i Knicks, reduci da un 2014/15 da museo degli orrori, hanno preso il lettone Porzingis, molti hanno fischiato, alcuni addirittura pianto. C’è una diffidenza dura a morire degli americani per chi viene dall’Europa, dettata dalla scarsa conoscenza di ciò che accade fuori dal loro mondo. I Knicks hanno già vinto due partite in più che in tutta la scorsa stagione, Porzingis sta facendo ricredere tutti e ieri si è scattato una foto con uno dei ragazzini più disperati al draft, trasformato il pianto in sorriso.
Chi sta convincendo sempre più è Danilo Gallinari, eccellente inizio di 2016, cinque gare di fila con almeno 20 punti, autentico faro di Denver che tenta di agganciare il treno playoffs. 27 a referto per il Gallo nel successo di domenica contro Charlotte. Dopo i bagliori iniziali, la franchigia di Jordan è in caduta libera.