Asfalto rosso sangue


Incidente Antonelli 22 lug 2013Un’ennesima tragedia colpisce il mondo dei motori: nella gara di Supersport, categoria che fa di contorno alla Superbike, in Russia, il pilota italiano Andrea Antonelli è rimasto vittima di un terribile incidente che ne ha causato la morte. A nulla sono valsi gli immediati soccorsi, troppo gravi le condizioni del pilota italiano che non ha mai ripreso conoscenza dopo la caduta e l’impatto contro la moto di un altro pilota.

“Come si fa a morire per una corsa in moto?!”, ecco, questa è la frase più stupida, banale e piena di retorica che, purtroppo, risuona incessantemente in questi giorni tristi che colpiscono il mondo dello sport. Così come tristi sono anche le persone che racchiudono in questo discorso il proprio pensiero perché, per loro sfortuna, vuol dire che non hanno la benché minima idea di cosa sia la passione. Eh sì, perché la passione, quella vera, pura ed incondizionata, ti prende il cuore, ti fa venire le farfalle nello stomaco, sa renderti tanto invincibile quanto fragile ma, allo stesso tempo, taglia fuori il cervello da quei discorsi che agli occhi degli altri sembrerebbero avere una certa razionalità e buon senso. “I piloti dovevano rifiutarsi di correre”, altro tema tanto affrontato quanto inutile, perché racchiude in se il più grande dei controsensi: come si può rinunciare, anche solo per una volta, a fare ciò per cui si è improntata tutta una vita di sacrifici!? No, non spettava sicuramente ai piloti prendere una decisione di questo tipo.{ads1}“Quello che è successo è tremendo, i responsabili ci diranno cosa è successo, comunque si è corso in condizioni anche peggiori. Noi siamo sempre attenti alla sicurezza. Dico che l’ultima sensazione di quella che è la pista arriva dai piloti, che fanno il giro di ricognizione. E dopo quello della Supersport, nessuno ha alzato il braccio o ha fatto capire che era pericoloso correre.”. Queste le parole, agghiaccianti, del gran capo della Dorna Carmelo Ezpeleta, che cerca così di scaricare ogni responsabilità sull’accaduto, senza però menzionare il fatto che già durante gara1 della Superbike Melandri, a due giri dalla fine e quando l’acquazzone che ha investito il circuito era appena all’inizio, aveva segnalato la pericolosità dell’asfalto alzando il braccio, senza ricevere però alcuna risposta dai direttori di gara.

E un mix di grande dolore e rabbia è quello che viene fuori dalle parole di uno sconfortato Max Biaggi, che si è scagliato contro gli organizzatori: “Questo circuito non doveva essere omologato, qui la MotoGp non correrebbe mai. Non ho mai capito perché quello che non va bene in top-class venga accettato per la Superbike.”. Ma a centrare in pieno il nocciolo della questione è Melandri che sottolinea come “correre in posti come la Russia sia di grande interesse (economico, aggiungiamo noi), ma siamo esseri umani e bisogna evitare i rischi”. Ecco il punto: Antonelli è morto perché gli organizzatori non se la sono sentita di annullare la gara, poiché questo avrebbe causato un danno economico notevole alla Dorna, non ci sono altri discorsi che tengano. Ora l’unica speranza è che la famiglia di Antonelli venga rispettata in un momento di grande tristezza come questo, e a loro vanno le nostre più sentite condoglianze.

 

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