Violentata e condannata a Dubai: per gli Emirati è sesso extraconiugale
Lo scorso marzo Marte Deborah Dalelv, norvegese di 24 anni chiede alla reception di metterla in contatto con la polizia perché vuole denunciare gli abusi del suo collega. In pochi minuti la sua richiesta di aiuto si trasforma in un incubo che culmina in 16 mesi di prigione, un atto di forza per mano delle autorità di Dubai.
E’ l’incredibile storia avvenuta negli Emirati Arabi Uniti della decoratrice d’interni che assicura di essere stata violentata durante il suo viaggio d’affari. La ricostruzione dei fatti viene resa credibile solo dalla BBC e dal giornale norvegese VG. La polizia sin da subito sembra non avere nessun riguardo e chiede di getto alla giovane donna se il rapporto sessuale non sia stato di suo gradimento, poi le sequestra passaporto e denaro e viene ufficialmente perseguita con l’accusa di aver consumato rapporti sessuali extraconiugali e aver fatto uso di alcool. Quindi qualche giorno dopo Marta viene informata dalla sua società riguardo al suo licenziamento.
La vita della giovane donna si trasforma in fantascienza il 6 marzo scorso, quando dopo una giornata di lavoro si concorda una serata tra colleghi. Marte racconta di aver bevuto un cocktail di troppo e aver chiesto ad uno di loro di prendere il taxi di ritorno con lei, poi all’ingresso dell’hotel i suoni si amplificano, il pavimento si sposta e avviene la seconda richiesta, di condurla fino alla porta della stanza. Ricorda di aver declinato l’invito senza successo, di essere stata condotta nella stanza dell’uomo con forza. Poi il buio. L’indomani non riesce ad avere una visione chiara dell’accaduto, ma si ritrova nel letto senza vestiti. E’ scioccata e chiama la reception per mettersi in contatto con la polizia. A tale richiesta Marte sostiene di aver ricevuto una risposta ambigua, perché l’hotel le chiede se veramente vuole mettersi in contatto con le autorità. Quasi rassicurata dall’uniforme la ragazza racconta la serata nel dettaglio, senza freni, non tiene conto dei codici politici e culturali del Paese.
Poi, l’intervento della diplomazia norvegese le consente di trascorrere l’attesa del processo nella base navale del suo Paese a Dubai sino al 17 luglio scorso, giorno della condanna inverosimile: le vengono inflitti 16 mesi di carcere mentre al suo presunto aggressore solo 13, che di fatto seguita a negare quanto accaduto. Si attende quindi il ricorso in appello. Ma la storia del Paese ricorda le innumerevoli condanne delle molte donne che dopo aver denunciato la violenza hanno conosciuto la stessa sorte di Marte.
Nicoletta Renzetti