«Il disco che volevo ascoltare», Adriano Viterbini racconta Film O Sound
Uscito lo scorso 23 ottobre per Bomba dischi, Film O Sound è il secondo disco solista di Adriano Viterbini, già chitarra e voce del duo Bud Spencer Blues Explosion. Accolto con calore da pubblico e stampa specializzata, Film O Sound è un lavoro ricco di sfumature, che si può considerare di diritto uno tra i migliori album italiani usciti nel 2015. Ne abbiamo discusso con Adriano, che ci ha raccontato della sua musica.
Film O Sound è un melting pot musicale con sonorità che provengono da tutto il mondo, molto diverso anche dal tuo primo lavoro solista, Goldfoil, che era decisamente più blues. Come sono nati gli 11 brani del nuovo disco?
In verità Film O Sound è nato un po’ per caso, perché ascoltando tanta musica mi sono ritrovato ad assorbire generi molto diversi e a buttare giù idee riguardo cose che mi hanno affascinato e avrei voluto ascoltare sotto forma di una mia reinterpretazione. Non ho fatto altro che aprire un cassetto, metaforicamente parlando, e guardarci dentro. Mi sono accorto che tutte quelle inflessioni musicali che amavo potevano funzionare all’ascolto e ho pensato di metterle insieme in un disco.
Ascoltando Film O Sound si percepisce subito che alla base c’è una gran voglia di scrivere e suonare in totale libertà, che è un modo di fare proprio di pochi musicisti in Italia oggi. Un esempio su tutti è quello dei Verdena. Secondo te la musica italiana ha bisogno di osare di più?
Assolutamente sì! So che è il solito discorso un po’ tedioso, ma io credo che la musica italiana sia molto pigra e soprattutto ho paura che non ci sia molta voglia di fare qualcosa di più coraggioso, più in linea con quello che si fa all’estero. I Verdena sono una delle poche eccellenze che abbiamo in grado di scrivere musica competitiva con il resto del mondo. La maggior parte del panorama musicale nostrano non è sullo stesso livello, e anzi è autocompiacente rispetto allo standard che l’Italia si è data, molto basso a mio parere. Ci si accontenta di poco, e anche la scena indipendente resta troppo legata al solo aspetto dell’originalità del prodotto, piuttosto che alla qualità. E con qualità intendo fare musica che possa essere apprezzata a Milano come a Boston, senza che ci sia bisogno di stare lì a spiegarla.
A proposito dei Verdena, il brano Bring it on Home vede la partecipazione alla voce di Alberto Ferrari. Raccontaci della vostra collaborazione.
Personalmente sono un grande fan della loro musica, da sempre. Ho aperto molte volte i loro concerti con i Bud Spencer Blues Explosion, tanto che alla fine siamo diventati amici. Già da tempo ci eravamo riproposti di fare qualcosa insieme, ma non ci siamo mai dati un obiettivo preciso: semplicemente ci piaceva l’idea di condividere una passione. Sia a me che ad Alberto piace moltissimo la musica soul. Quindi reinterpretare un brano di Sam Cooke ci è sembrata una buona idea.
Cosa ascolti al momento e quali sono le tue influenze musicali?
Ultimamente Elliott Smith e il disco Sound & Color degli Alabama Shakes, ma anche musica africana. Sono abbastanza poliedrico negli ascolti, cerco di sentire cose che mi emozionino e che reputo affascinanti, anche compiendo salti temporali o stilistici arditi.
C’è un disco in particolare a cui senti legato?
In realtà ce ne sono molti. Uno tra i tanti è l’album omonimo di Johnny Winter: blues molto semplice, niente di particolarmente originale. Però quel disco lì fu molto importante, perché ho cominciato a suonarci su con la chitarra e a studiarci delle cose. Me lo ricordo come un momento importante.
Vorrei che immaginassi per un momento di dover formare la tua band ideale: potendo scegliere chiunque, chi chiameresti a suonare con te?
Vediamo… direi Josh Homme (Queens of the Stone Age) alla chitarra e voce; al basso metterei Roberta dei Verdena, alla batteria Questlove dei The Roots… e per finire alle tastiere e ai synth sceglierei Jason Falkner: un musicista incredibile.
Il tour di promozione di Film O Sound ha fatto già tappa in diverse città italiane; come ti è sembrata la risposta del pubblico finora?
Molto lusinghiera, sicuramente. Io cerco di non aspettarmi mai niente, ed è una strategia che funziona, perché poi tutto arriva come una sorpresa positiva. E’ stato così anche stavolta. Inoltre sono fortunato, perché sono affiancato da musicisti veramente coinvolgenti; con alcuni siamo amici di lunga data e in tour si crea un ambiente molto familiare. La cosa che su tutte mi rende più felice è l’eterogeneità del pubblico: Film O Sound può piacere sia all’adolescente con la maglia dei Black Flag che al signore di 70 anni amante di tutt’altro genere.
Progetti per il futuro?
Ho in serbo un paio di sorprese che però non posso ancora rivelare. Sicuramente continuerò il mio percorso solista, anche se non so bene che binari prenderà. Probabilmente sarà qualcosa di diverso rispetto a quello che ho già fatto. Riguardo i Bud Spencer Blues Explosion, al momento ci stiamo prendendo una pausa per ricaricare le batterie, dopo tanti anni passati in tour. E’ un impegno che dal vivo richiede anima e corpo e che ci lascia svuotati alla fine di ogni concerto; fa bene allo spirito, ma ora sentiamo il bisogno fisiologico di un recupero. I BSBE è un gruppo che amo, un progetto che voglio preservare. Ci stiamo dando un po’ di tempo, ma non appena avremo qualcosa di buono per le mani lo faremo sicuramente uscire.