Amsterdam, la città dei paradossi
Amsterdam, da sempre, resta la meta più ambita per ragazzi e ragazze in cerca di relax, divertimento, stravaganza e trasgressione, ma non solo. Oltre ai famosi coffeeshops che attraversano la “terra dei tulipani”, ci sono moltissime notizie e modi di vivere che la riguardano e che con un viaggio approfondito possono essere note. È la città dove il libertinaggio è punto fermo dell’ideologia comune, una città segnata da paradossi; non mancano chiese nel famoso quartiere a luci rosse, che anzi, si trova proprio vicino alla vecchia chiesa (Oude Kerk– Old Church), quasi a creare un connubio tra sacro e profano.
Da sempre l’Olanda e la sua capitale è meta di viaggi da parte di tutto il mondo. In particolare, visitando la città e la piazza storica centrale, Piazza Dam, oltre alle migliaia di biciclette parcheggiate si trovano moltissimi turisti inglesi e tedeschi, testimonianza della vicinanza con Germania e Inghilterra, e una minoranza di francesi, nonché belgi. Ma la realtà di Amsterdam, in quanto metropoli europea, è molto diversa e più articolata rispetto alla realtà dell’Italia. Nonostante la legalizzazione della cannabis e della marjiuana, che comunque è possibile consumare solo ed esclusivamente in luoghi appositi, chiamati appunto coffeeshops, e dove la si può anche comprare, rimane il divieto di fumarla per le strade; questa ideologia del “fumo” resta proprio facendo riferimento con fedeltà alle loro leggi. Infatti non tutti i turisti sanno che nel 1961 il signor Kees Hockert scoprì una falla nel codice penale vigente, che vietava di possedere i fiori secchi della cannabis, ma non opponeva alcun divieto nel coltivarla. Da quel momento in poi in molti si dedicarono all’attività; nonostante il possesso di droghe leggere resti comunque un reato, come in Italia, lo Stato olandese tollera la vendita di cannabis e anche la consumazione, dunque, nei moltissimi coffeeshops che si trovano nella città di Amsterdam. Nella città, in negozi specifici, è anche possibile acquistare semi di cannabis e altri curiosi souvenirs.
Ma la legalità non riguarda solo l’hashish e la marijuana, ma ha anche a che fare con il famoso Red Light District, ovvero il “Quartiere a Luci Rosse” posto a Nord della cittadina, dove è possibile osservare delle case a due o tre piani, con vetrine coperte da tende rosse; se la tenda è aperta si trovano signorine semi svestite in atteggiamenti alquanto provocanti, che svolgono la loro mansione in una stanza con specchiera, scrivania, bagno e in alcuni casi anche doccia e bidet, tutto nella più assoluta legalità. Gli olandesi sono al corrente di questi quartieri e con loro anche i turisti, che in molti partono dalle città europee anche solo per concedersi una notte nella più assoluta trasgressione, ma comunque facendo qualcosa di assolutamente legale. E in questo caso, il paragone con l’Italia è immediato, dove non solo le prostitute non pagano tasse e il loro lavoro non è riconosciuto dallo Stato ma rimane illegale e, inoltre, dopo la chiusura delle famose “case chiuse”, le famose “lucciole” si riversano per le strade della Capitale e non solo, creando un mercato del sesso a cielo aperto, che non è il massimo della sicurezza e del buongusto.
Ma Amsterdam non è solo coffeeshops e quartieri a luci rosse, è la città che riporta la memoria dell’Olocausto, con il dramma della piccola Anna Frank, di cui si può ammirare la casa-nascondiglio (in realtà era la soffitta di una fabbrica) sulle sponde del fiume che attraversa la città nel quartiere di Bloemgracht; Amsterdam è la città dell’arte e paradigma ne sono le figure del grande Vincent Van Gogh e il pittore Rembrandt, di cui è possibile visitare i musei che racchiudono le loro maggiori opere.
Inoltre, facendo un raffronto con ciò che accade oggi riguardo all’emergenza immigranti e ai migliaia di bambini morti al largo delle coste, viene da riflettere su come in una città europea, come appunto Amsterdam, ci sia un altro livello di integrazione. Ad Amsterdam non esistono rifugiati, se con rifugiato si intende una persona che versa in condizione di povertà e migra verso altre mete lontane dal suo Paese per ritrovare un posto e un ruolo nella società, e dunque cerca rifugio rispetto alla situazione di disagio in cui versa. Ad Amsterdam ci sono molte persone immigrate, che sono assolutamente integrate nella società in cui vivono, lavorano nella città, vivono nella città e hanno un background economico medio borghese come la maggior parte dei cittadini olandesi e non rimangono, come accade in Italia, nella situazione di immigrato rifugiato che non trova lavoro. Quindi c’è un’ideologia sull’integrazione, a livello europeo, che purtroppo non fa proprio parte della nostra cultura, che a quanto pare sul fronte immigrazione rimane piena di falle. Inoltre, per quanto riguarda la disoccupazione, è facile trovare, anche nei coffeeshops, molti ragazzi italiani, che migrano nella terra dei tulipani con l’intento almeno di trovare un’occupazione salariata, perché in Italia ad oggi oltre ad una decente occupazione abbiamo problemi anche per quanto concerne il salario. Sicuramente da una città europea come Amsterdam l’Italia potrebbe imparare davvero molto.