Disoccupazione: la difficile vita dei giovani laureati, e non, italiani
Il tasso di disoccupazione a novembre del 2015 si è attestato all’11,3%, toccando i minimi da 3 anni. Lo dice l’Istat diffondendo i dati provvisori sul mercato del lavoro. Sempre secondo l’Istat, le persone in cerca di occupazione sono 2.871.000 in calo di 48.000 unità su ottobre e di 479.000 unità su novembre 2014. Nel dettaglio, gli occupati sono cresciuti di 36.000 unità su ottobre con un +0,2% e di 206.000 su novembre 2014 con un +0,9%. Il tasso di disoccupazione è il rapporto fra i disoccupati e il totale della forza lavoro, ma il calo del rapporto non sempre è positivo perché non tutti i disoccupati si trasformano in occupati, questo quasi mai nessuno lo dice quando si presentano i dati.
Infatti, secondo l’Eurostat, l’Italia non riesce a recuperare le perdite della crisi, ne sull’industria e ne sul lavoro. A far fatica è soprattutto l’occupazione giovanile, che dal minimo registrato, secondo l’Eurostat, durante la crisi ha recuperato solo lo 0,9 punti contro il 2,7 in Germania, il 4,2 in Gran Bretagna e l’ 1,9 in Spagna. Mentre il livello della produzione industriale italiana è di oltre il 31% inferiore rispetto ai massimi pre-crisi recuperando solo il 3% contro l’8% della Francia, il 27,8% della Germania, il 5,4% della Gran Bretagna e il 7,5% della Spagna.
Nel mercato del lavoro il nostro Paese è sempre in grandi difficoltà rispetto agli altri. Infatti, nel terzo trimestre, il tasso di disoccupazione è sceso all’11,5%, ma in Germania era al 4,5% e nel Regno Unito al 5,2%. L’Italia è fanalino di coda anche sull’occupazione giovanile tra i 15 e i 24 anni con un tasso del 15,1% contro il 28% della Francia, il 43,8% della Germania, il 48,8% del Regno Unito e il 17,7% della Spagna.
Anche se l’Italia distanzia quasi tutti i partner europei per quanto riguarda sul clima di fiducia dei consumatori e sulle imprese, ma resta preoccupante il mercato del lavoro, che il nostro Paese, torna in difficoltà rispetto agli altri.
Sempre secondo i dati forniti dall’Eurostat, lo scorso aprile 2015, all’Italia spetta un altro triste primato, quello del più basso numero di laureati di tutta Europa. Solo il 23,9% dei giovani italiani tra i 30 e i 34 anni possiede un titolo di laurea, ben al di sotto della media europea che si attesta sul 37,9%.
Un altro dato che ci mette sempre tra gli ultimi riguarda laureati e lavoro, infatti solo il 52,9% riesce a trovare lavoro entro i tre anni dal conseguimento del titolo accademico. Peggio di noi, in Europa, c’è solo la Grecia. La media dell’Ue a 28 nel 2014 è, invece, dell’80,5%. Per i diplomati la situazione è ancora peggiore, perchè solo il 30,5% risulta occupato a 3 anni dal titolo, sale al 40,2% nei diplomati professionali.
L’Italia è in ritardo sia sull’occupazione dei diplomati, come detto appena il 30,5% di occupati a tre anni dal titolo contro il 59,8% medio Ue e il 67% della Germania, che su quella dei laureati. Per l’Italia si è registrato un crollo per la percentuali di occupazione dopo il titolo con la crisi economica e la stretta sull’accesso alla pensione che ha tenuto al lavoro la fascia di età più anziana. In particolare tra il 2008 e il 2014 la media di giovani occupati a tre anni dal titolo nell’Unione europea è scesa di otto punti, dall’82% al 76% mentre in Italia è crollata di oltre venti punti dal 65,2% al 45%.
Sono, questi, dati estremamente catastrofico per l’Italia, con pochi laureati, ritardi nel trovare lavoro e per i pochi fortunati stipendi da fame.
Un ulteriore problema sta, nel nostro Paese, come trovare il lavoro, ossia che, in Italia, ma anche in Spagna, di anno in anno è aumentata la quota di persone che lavora part time che però aspira a un lavoro a tempo pieno. Questa caratteristica viene chiamato “part time involontario” e riguarda, in Italia, circa il 10% del totale dei lavoratori. Contro corrente è stata la Germania, che, dopo una crescita tra il 2003 e il 2008, inizia un andamento discendente tra il 2008 e il 2013.