Trump, primo spot tv. Ma c’è un errore

Lotta ai musulmani e all’immigrazione clandestina. Che queste fossero le promesse principali della campagna elettorale di Donald Trump era chiaro da tempo. Ora, però, il primo spot televisivo riassume gli obiettivi e la “missione” del self made man per eccellenza: rendere di nuovo grande l’America. Peccato che, in pochi secondi di video, sia racchiuso anche un piccolo grande imbroglio.

 

trump 2Trenta secondi, poche brevi frasi. Per colpire gli spettatori televisivi, Trump ha scelto il linguaggio semplice e aggressivo che ha caratterizzato la sua campagna sin dall’inizio. Nel video – che si apre con la voce dello stesso Trump che approva lo spot – i messaggi si susseguono rapidi e chiari. I politici – Obama e Hillary – raccontano altro, ma le minacce più grandi per gli Stati Uniti arrivano da fuori. Musulmani e immigrati illegali dal Messico, ecco le sfide che Trump promette di affrontare se siederà nella Sala Ovale. Come? Presto detto. Come misura precauzionale «fino a quando non capiremo cosa sta succedendo» ai musulmani sarà interdetto “momentaneamente” l’accesso agli Usa. Il terrorismo islamico, ci dice la voce narrante, è responsabile della Strage di San Bernardino, con le cui immagini si apre lo spot. Per questo nessun musulmano potrà mettere piede sul suolo americano. Del resto Trump conosce i suoi elettori e sa che l’equazione musulmano = terrorista trova terreno fertile. Non si spiega altrimenti perché molti tra i repubblicani vorrebbero bombardare l’inesistente città di Agrabah, come ha rivelato un recente sondaggio.

 

trump 1E proprio con i bombardamenti – non sulla città di Aladdin – Trump sembra voler risolvere il problema del terrorismo islamico. Mentre la voce narrante e una scritta in sovrimpressione promettono di «decapitare velocemente l’Isis», sullo sfondo immagini di bombardamenti indicano quella che si presume sia la strada che il presidente Trump intraprenderebbe una volta al potere. Ma non c’è tempo per spiegare, perché i secondi corrono e lo spot deve passare all’altra grande promessa di Trump: fermare l’immigrazione illegale dal Messico verso gli Usa. Anche l’idiosincrasia nei confronti dei “clandestini” che entrano dalla frontiera meridionale non è una novità, né lo è la soluzione che lo spot (ri)propone: un muro tra Stati Uniti e Messico a spese dei messicani, che tenga fuori gli indesiderabili e indesiderati migranti. Per rendere più chiara la pericolosità di chi scavalca il confine, il video mostra uno sciame di centinaia di persone che scavalcano una recinzione, passando illegalmente dalla terra dei Tacos a quella della Libertà. Peccato che quelle immagini col Messico non abbiano nulla a che vedere e che siano state girate a oltre novemila chilometri di distanza.

 

A scoprire il trucco è stato PolitiFact.com grazie a un video diffuso da RepubblicaTv pubblicato il 4 maggio 2014: quelle immagini sono state girate a Melilla, un’enclave spagnola in Marocco e non raffigurano affatto messicani. Un errore in buonafede? Lo scopo, ha detto Cory Lewandowski, responsabile della campagna di Trump, era quello di mostrare «ciò che potrebbe succedere negli Stati Uniti se non fosse costruito un muro». Ma siamo davvero sicuri che gli spettatori lo sappiano? In ogni caso, le uscite e le sparate dell’uomo col riporto più famoso del mondo non sembrano spaventare gli elettori del Great Old Party: secondo la rilevazione di Nbc News/SurveyMonkey, nella settimana tra il 28 dicembre e il 3 gennaio, Trump è saldamente al primo posto nella corsa a candidato del Partito Repubblicano, con il 35% di preferenze tra le intenzioni di voto.