Giulia Fiume: “Don Matteo, un set al femminile”
Da giovedì 7 gennaio ritorna su Rai 1 Don Matteo con la decima stagione. Nel cast ci saranno nuovi personaggi e noi abbiamo intervistato uno di questi nuovi volti. Si tratta di Giulia Fiume, classe ’88, attrice emergente nel panorama italiano. Attiva principalmente nel campo teatrale, dopo il recente esordio al cinema con Confusi e Felici e Suburra, è ora approdata anche al piccolo schermo.
Giulia, questa in Don Matteo è la tua prima esperienza televisiva o ce ne sono state altre in precedenza?
No, non si tratta della mia prima esperienza. In veste di attrice è la seconda. Ho cominciato con una puntata di Romanzo Siciliano che uscirà a breve, nel mese di aprile. Questa di Don Matteo è a oggi, però, l’apparizione più importante in una fiction. In questa serie vestirò i panni di un avvocato impegnato a difendere una clinica nella quale si indaga per un presunto caso di omicidio. Sul set mi sono trovata molto bene anche perché le figure più importanti a livello di regia e di collaboratori erano principalmente donne: questa situazione dentro di me ha fatto la differenza perché mi ha messo in una condizione tale da sentirmi particolarmente a mio agio. Essendo un ambiente in cui la componente è solitamente rappresentata dal sesso maschile (poiché c’è tanta manodopera anche fisica), questa situazione al femminile mi ha decisamente colpito.
Quale atmosfera si respira sul set?
Nonostante i ritmi siano sostenuti ed eccessivamente veloci, l’aria che si respira è divertente e non c’è un grande clima di tensione. Il cast è umanamente eccezionale: Nino Frassica ad esempio è una persona fantastica. All’interno di una chiacchierata diceva che, nonostante sia un personaggio chiaramente noto, si concede spesso per recitare in cortometraggi scritti da emergenti: questa a mio avviso è una cosa molto buona. Sapere di poter contare su dei nomi non è poco. E poi ovviamente c’è Terence Hill: lo vedi e te lo ricordi come quando avevi dodici anni. E’ proprio l’uomo che non invecchia mai! C’è da dire che la televisione è quella che fino a oggi mi ha dato meno soddisfazioni, non a livello artistico, intendiamoci, ma da un punto di vista numerico. Le mie apparizioni sono poche: Romanzo Siciliano, Don Matteo e nel salotto di Gigi Marzullo.
Come sei arrivata al programma di Gigi Marzullo?
Sono stata l’assistente stagista alla regia sul set di Massimiliano Bruno nel film Confusi e Felici. Nonostante abbia partecipato in veste di attrice, mi sono ritrovata poi a promuovere il film nel programma Sottovoce. Dopo quell’incontro Marzullo mi chiese se avessi spettacoli da pubblicizzare e allora colsi la palla al balzo poiché di recente avevo fatto Amore, Pische e Psicolabili con Fioretta Mari. Successivamente mi richiamò per Mille e Un Libro dove andai in qualità di attrice. Ho partecipato anche in circa dodici puntate di Testimoni e Protagonisti del Ventunesimo Secolo. La Rai è un ambiente accogliente ed elegante. Funziona da tempo immemore e forse finalmente si sta concedendo ai cambiamenti narrativi a cui si sperava arrivasse.
Il teatro resta la tua più grande passione. Quando hai capito di avere questa particolare inclinazione?
Ho cominciato all’età di sedici anni in un’Accademia in Sicilia. Mi sono resa conto sin da subito che era la mia più grande vocazione e insieme a Gabriella Saitta (la mia mentore effettiva degli esordi) mi sono dedicata completamente al teatro. A vent’anni mi sono trasferita a Roma, ho portato a termine i miei studi laureandomi in Scienze delle Comunicazioni e ho continuato la mia formazione artistica. Il talento è importante perché se lo possiedi hai sicuramente una marcia in più, ma non può prescindere dalla formazione. Dopo una piccola parte ne L’ultimo testamento del Marchese del Grillo e una più consistente nel Bagaglino, il mio primo vero e propio spettacolo è stato Le relazioni pericolose tratto dal romanzo di Choderlos de Laclos, per la regia di Giovanni De Feudis: io ero Cécile ed è stata una grande soddisfazione perché il mio ruolo era evidente ed è saltata fuori la mia preparazione. Come si dice in Sicilia “mi sono scialata”. Dopo Dolcemente Complicate con Fioretta Mari e Roberta Lanfranchi, sono ritornata a un altro mio grande amore, la scrittura: mentre seguivo il Master in Scrittura per Cinema e Televisione è nato Amore, Psiche e Psicolabili. Attualmente sono in tournée con La Lupa, un riadattamento del romanzo di Giovanni Verga, per la regia di Guglielmo Ferro.
Cosa ne pensi del cinema?
Ti rendi conto di quanta visibilità ti dia il cinema solo quando lo fai. All’inizio lo puoi soltanto pensare. Ho fatto poca roba ma buona. In Confusi e Felici ho indossato i panni di una lap dancer russa, vestita in latex con il frustino e i capelli tirati: questa mise mi costringeva alla vista di Claudio Bisio e Marco Giallini ed è stata una grande prova. In Suburra ero l’assistente dell’onorevole Filippo Malgradi, nonché Pierfrancesco Favino: trovarsi sul grande schermo con lui non ha prezzo.
Come e dove ti vedi fra dieci anni?
Sicuramente mi vedo un’attrice, non credo di poter prescindere la mia vita da questo lavoro. Un lavoro che possa consentirmi anche di esaudire il sogno di farmi una famiglia, di una stabilità a cui ambisco. Dove vorrei vedermi? A New York, in un film di Iñárritu, in ogni veste: non esiste un ruolo per me, esisto Io come Attrice. Una frase che mi descrive attualmente è “Il pensiero è forma”: se una cosa la pensi, la senti, la vuoi, allora puoi farla, puoi darle una forma.