Intervista a Elena Bonelli, ambasciatrice della cultura romana
In occasione del Festival della Canzone Romana giunto oramai alla sua XXV edizione, la cantante e attrice Elena Bonelli, paladina della canzone romana nel mondo, si racconta ai microfoni di Lineadiretta24.it prima di salire sul palco del Teatro Olimpico di Roma.
Durante la manifestazione, canterà e reciterà alcuni brani di successo della letteratura e della musica romana. Un vero e proprio inno alla tradizione romana. Cosa rappresenta per lei?
“Per me rappresenta le nostre e le mie origini. La manifestazione nasce con l’intento di valorizzare il patrimonio della romanità in musica attraverso un concorso aperto a compositori, autori e interpreti di questo genere musicale. La canzone romana è rimasta confinata entro le mura capitoline, a differenza di quella partenopea per esempio. Io da sempre mi faccio portatrice della cultura romana in genere. Grandi autori hanno contribuito a tramandare la nostra tradizione, Venditti è uno di quelli. Le sue canzoni le cantano negli stadi, ma non nelle trattorie. Io ci metto tutta me stessa, per esportare il nostro tesoro sui palchi del mondo.”
Stasera saranno presenti anche i finalisti del concorso “Dallo stornello al rap”. Come si coniugano i due stili musicali?
“Secondo lei?” scherza la Bonelli. “Il concorso è un contest immaginato per i giovani e per accendere i riflettori sulla tradizione “romanesca” e sulle nuove leve emergenti nella musica nella Capitale.” Sono due stili diversi e di epoche diverse ma, entrambi sono utilizzate per raccontare la quotidianeità e i probemi della città.
La canzone romana, non è certo conosciuta in tutto il mondo ma lei ha detto che nei tour internazionali ha avuto un enorme successo e riscontro da parte del pubblico. Perchè secondo lei ha questa presa?
Non lo so, forse per lo stesso motivo che Bocelli ha successo, perchè canta bene, perchè è bravo. Devo dire che non c’è stato un Paese che non abbia risposto positivamente, dall’America all’Australia, dall’Africa alla Turchia. Forse i cinesi la prima volta, ma perchè non sanno stare a teatro perchè devono crescere molto. Ma in Corea sono stata otto volte con vari progetti, in Giappone tre. Devo dire che ovunque si entra con questo programma, il successo e i bis di venti minuti sono assicurati.
I giovani sono forse quelli che meno conoscono la tradizione romana. Lei che si fa ambasciatrice di questa causa, in che modo avvicina o vorrebbe avvicinare le origini al futuro?
Io l’ho cominciata portando le lectio magistralis all’Università e vedo che attiro molto l’attenzione. Introducendo la canzone romana presso le Università ho avuto ottimi risulati tant’è che mi hanno affidato un master alla Luiss dove ho spiegato tutto il progetto, come l’avevo ideato e costruito dopo che l’avevo portato all’estero.