Per sempre Homer
Ieri ci ha lasciati un grande professionista. Tonino Accolla era quel suono, quella risata, quella voce che si riconosceva subito anche se prendeva sembianze sempre diverse.
Era Billy Cristal in “Harry ti presento Sally”, era Mickey Rourke in “Angel Heart”, era Jim Carrey in “Ace Ventura”, era Tìmon ne “Il re leone”. Per molti che sono cresciuti negli anni ’80-’90 Tonino Accolla era un mito, perché lui è Eddie Murphy in “Beverly Hills Cop”, è l’unico Homer Simpson che tenga, migliore persino del doppiatore americano. La voce di Tonino Accolla era così indissolubilmente legata a questi personaggi, che oggi è un po’ come aver perso anche loro. Come di Robert De Niro, di Dustin Hoffman, di Sylvester Stallone non ce ne sono stati più dopo Ferruccio Amendola, così di Homer Simpson non ce ne sarà più nessuno. La mitica risata di Eddie Murphy ci manca già dal 2011, quando Sandro Acerbo prende il posto di Accolla nel doppiaggio dell’attore americano.
La voce era il prodotto finito. Prima di quella c’era lo studio dei dialoghi e dei personaggi. Una meticolosità che oggi si riscontra raramente. Tonino Accolla ha diretto quasi tutti gli episodi de “I Simpson” e ne è stato autore dei dialoghi. Traduzioni come “ciucciati il calzino” e “brutto bacarospo”, insomma, sono opera sua. È stato direttore del doppiaggio di “Mrs. Doubtfire”, “Léon”, “Braveheart”, “Strange Days”, “Romeo + Giulietta”, “Full Monty”, “Titanic”, “Avatar” e di molti film tratti da Shakespeare, tra gli autori preferiti del doppiatore. Nei panni di Kenneth Branagh è stato “Enrico V”, per il quale vinse il Nastro d’Argento come miglior interprete maschile, e Benedetto in “Molto rumore per nulla”. Ha diretto Giancarlo Giannini in “Riccardo III – un uomo un re” di Al Pacino, del 1996. Professionista poliedrico, Accolla amava Shakespeare così come tutto il teatro: è stato autore e regista di diversi spettacoli di carattere storico biografico, tra cui uno sulla vita di Mozart e uno su quella di Rossini. Dal cinema al teatro e dal teatro al romanzo, Accolla aveva da poco portato a termine il suo primo libro, ambientato nell’ ‘800 durante il Regno delle due Sicilie. Una storia che parla di follia, di fatti realmente accaduti e di personaggi totalmente inventati. Un’avventura che si spera vedremo presto pubblicata e che ha come ambientazione la sua terra, la Sicilia. Nato nel ’49 a Siracusa, Tonino era una di quelle persone che alla domanda “sei italiano?” rispondevano “no, sono siciliano” e dell’isola celebrava la magia e ne riconosceva le mille contraddizioni.
«Noi doppiatori abbiamo la fortuna di non lavorare. Per esempio da operaio di una fabbrica dove la ripetizione può annoiare, in questo lavoro non c’è ripetizione perché c’è il piacere di vedere una cosa nuova, di essere stimolato verso questa cosa nuova da chi già ha fatto un lavoro enorme prima che arrivi a noi», diceva in un’intervista di tre anni fa. Tonino Accolla rimane ancorato all’idea di un cinema fatto di movimento e freschezza dei dialoghi, quel cinema all’americana che lui ammirava tanto e di cui ha fatto parte. Il figlio, Lorenzo, non poteva fa altro che seguire le sue orme, dietro un microfono.