Grecia: sì alle unioni civili Lgbt

La Grecia dice ufficialmente si alle unioni civili dello stesso sesso sfidando l’opposizione della Chiesa ortodossa. In sintesi, 193 parlamentari hanno votato a favore a favore contro 56 contrari al disegno di legge che estende le unioni civili alle coppie dello stesso sesso.

Mentre, invece, la Slovenia ha respinto, lo scorso 20 dicembre, con un referendum la legge che regola l’istituto della famiglia e che ammetteva anche i matrimoni gay e l’adozione per le coppie omosessuali. I “no” sono stati, in percentuale, circa il 63% contro il 37% dei sostenitori.

Il Presidente Alexis Tsipras ha dichiarato: «È un giorno importante per i diritti dell’uomo». La nuova legge riguarda temi di tutti di natura legale come eredità, assistenza medica, reversibilità pensionistica delle unioni, ma, non prevede l’adozione di bambini. Infatti, solo due anni fa, la Grecia, venne condannata dalla Corte Europea per i Diritti Umani per discriminazione dei gay. I voti contrari sono state le formazioni politiche tra cui i nazionalisti di destra di Anel, formazione del governo rosso-nero con la sinistra radicale di Syryza del premier Alexis Tsipras. Tutte le altre formazioni che siedono in parlamento, invece, hanno votato a favore nell’estendere anche alle coppie omosessuali le Unioni Civili. La Grecia, anche per mezzo dell’opposizione della Chiesa ortodossa, era uno degli ultimi paesi europei in cui le coppie omosessuali non ricevevano alcuna forma di riconoscimento ufficiale. Mentre in Parlamento vi era in corso il dibattito, diverse centinaia di persone hanno marciato sotto lo slogan “L’amore non è un peccato”.

 

Se la comunità LGBT in Grecia sta festeggiando, in Slovenia questo non avviene grazie al referendum che ha bocciato la legge sui matrimoni delle persone dello stesso sesso. Questa sconfitta è dovuta anche da parte della Chiesa cattolica che è scesa in campo per il “no”, dove proprio Papa Francesco ha incoraggiato “tutti gli sloveni a preservare la famiglia come unità di base della società”. Ma anche anche alcuni Paesi vicini, come la Croazia e la Slovacchia che hanno recentemente cambiato la Costituzione per precisare che il matrimonio “può essere soltanto l’unione di un uomo e di una donna”, anche se, proprio in Croazia, è previsto l’Unione Civile.
Sul tema dell’uguaglianza delle persone, ancora una volta un altro Paese ci da una forte lezione.

 

In Europa, con l’aggiunta della Grecia, aumentano gli Stati che riconoscono il matrimonio tra le persone dello stesso sesso: Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Gran Bretagna, Irlanda, Islanda, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo, Norvegia, Spagna e Svezia.
Mentre i Paesi che riconoscono le Unioni Civili tra le persone dello stesso sesso sono: Andorra, Austria, Cipro, Croazia, Estonia, Germania, Grecia, Irlanda del Nord, Malta, Repubblica Ceca, San Marino e la Svizzera.

 

Nel resto del mondo i matrimoni delle persone dello stesso sesso sono ammessi: Argentina, Brasile, Canada, Messico (nella capitale e in quattro Stati della federazione), Nuova Zelanda, Stati Uniti, Sudafrica e Uruguay.
In altri Paesi ancora, sono riconosciuti Unioni Civili più possibilità di trascrivere matrimonio o Unioni celebrati all’estero sia a livello nazionale che locale: Australia, Cile, Colombia, Ecuador, Israele e Messico negli altri Stati della federazione dove non ci sono i matrimoni gay.

 

Ovviamente, come qualsiasi altro argomento o tema, l’Italia, anche se si dichiara nazione democratica e avanzata come potenza, rimane sempre tra gli ultimi come quei Paesi del quarto mondo. Come la promessa di Renzi nei confronti della comunità Lgbt, che si fa ancora attendere nella sua concretezza.