Froome ipoteca il tour sui Pirenei
Dopo le due giorni pirenaica l’edizione del centenario del Tour incorona Chris Froome, capitano del team Sky, che si aggiudicare i primi due round ad alta quota grazie all’impresa sulle rampe di AX 3 Domaines, che gli ha consentito di indossare la sua prima maglia gialla
Dopo le due giorni pirenaica l’edizione del centenario del Tour incorona Chris Froome, capitano del team Sky, che si aggiudica i primi due round ad alta quota grazie all’impresa sulle rampe di AX 3 Domaines, che gli ha consentito di indossare la sua prima maglia gialla e alla perfetta gestione del secondo tappone con arrivo a Bagnes Res-de-Bigorre in cui, pur rimanendo isolato, ha gestito lucidamente la voglia di riscatto di Contador e Valverde. Guida la generale con 1,25 su quest’ultimo e 1’44 sull’ottimo Mollema, Contador è sesto a 1’51 e Joaquim Rodriguez nono a 2’31. Dopo la solita prima settimana noiosa e poco spettacolare è bastata una scintilla per stravolgere la classifica e Il sud africano ha aspettato la rampa finale per riprendere l’ottimo fuggitivo Quintana (giovane talento di cui sentiremo parlare in futuro) e dichiarare guerra ai suoi rivali. All’arrivo di AX 3 Domaines ha rifilato 51” al suo compagno di squadra Rich Porte, 1’06 a Valverde e 1’45 al due capitani della Saxo Tinkoff Contador e Kreuziger, mettendo una chiara ipoteca sulla vittoria finale. Nel marasma generale sono usciti di scena due dei papabili vincitori travolti dal ritmo serrato del duo del team Sky: Andy Schleck e Cadel Evans hanno accusato oltre quattro minuti di ritardo abbandonando i loro sogni di gloria uscendo definitivamente di classifica. Dopo la stilettata di sabato, Froome ha corso da vero leader anche la tappa di domenica, vinta per distacco dall’irlandese Daniel Martin della Garmin e ottavo nella generale, che presentava ben cinque gran premi della montagna, anche se l’ultimo era collocato ai trenta dall’arrivo. La Movistar di Valverde e la Saxo di Contador hanno forzato l’andatura rendendo la corsa dura al punto che il sudafricano ha perso per strada il suo scudiero Porte rimanendo completamente solo sull’ultima asperità, ma senza alcuna difficoltà è riuscito a tenere a bada i suoi avversari a tal punto che ci si chiede legittimamente se ci sia qualcuno in grado di riaprire la Gran Boucle ribaltando un destino che ai più risulta già segnato. La mancanza del miglior Contador, mai ripresosi del tutto dopo la squalifica, la scarsa forma di Andy Schleck e i problemi anagrafici di Valverde ed Evans sembrano ostacoli insormontabili da superare e Froome al momento sembra non avere punti deboli, facendo la differenza in salita e difendendosi egregiamente a cronometro. Forse la presenza al via di Nibali avrebbe reso la corsa più aperta e incerta, ma il dato sconfortante è che mai come quest’anno l’Italia è presente al tour con un contingente ridicolo (diciotto unità) e con nessuna chance di competere con i migliori, con Cunego e Malacarne già pesantemente staccati dopo i Pirenei. Si ricomincia dopo il meritato riposo attraversando la Bretagna dopo un lungo trasferimento, ma già mercoledì i trentatrè chilometri contro il tempo da Avranches a Mont Saint Michel potranno mischiare ulteriormente le carte, nell’attesa che tra uno sbadiglio e l’altro comincino finalmente le Alpi, con l’appuntamento fissato per giovedì 18 col mitico Alpe d’Huez che ci ricorda, con non poca nostalgia, le gesta del pirata che di sicuro ci guarda da lassù.