Pietrelcina come Betlemme, fiaba sulla Natività
Il Natale si avvicina e, come ogni anno, le reti televisive provano a coinvolgerci in questo stato particolare, meglio conosciuto come spirito natalizio. Se non siete ancora stati investiti da questa magia, potrete tentare proprio il 25 dicembre sintonizzandovi su Rai 1 quando, alle 15.10, tornerà Pietrelcina come Betlemme.
Ideato da Enzo Palumbo e diretto da Francesco Testi, Pietrelcina come Betlemme è un docu-film che raccontare la fiaba della Natività in un modo diverso dal solito. Nell’edizione 2014, trasmessa sempre il giorno di Natale sulla rete ammiraglia della Rai, la storia si è mossa tra il caratteristico borgo di Pietrelcina, la città di Padre Pio, nuova Betlemme, e la Costa d’Avorio, dove la Nascita del nostro Signore è stata narrata ad alcuni bambini. Grazie all’utilizzo di due registri, quello narrativo da una parte e quello della docu-fiction dall’altra, le distanze temporali si sono intrecciate e accorciate: dal 2000 a.C. si è passati al 1900 e, dunque, ai giorni nostri. Il movente è stato – ed è anche quest’anno – il Presepe come metafora di spiritualità che dovrebbe indurre a una riflessione sul suo valore universale.
Sulle note di Mamma, un gruppo di bambini ha cantato sull’autobus, autobus che recava la scritta Une voix pour Padre Pio, dirigendosi verso una casa chiamata Maison Padre Pio, luogo sicuro dove crescere e diventare uomini. Ed è stato qui che, fatti accomodare i ragazzini sul prato, è iniziato il racconto di Enzo Palumbo. “Basta la nostra fantasia. Io racconto, voi immaginate”. Sì, perché fantasia, immaginazione e fiaba sono le parole chiave di questa narrazione. Un intreccio semplice: molti anni fa, in un paese chiamato Pietrelcina, viveva “un bambino molto speciale”, il quale, essendo troppo povero, non aveva la gioia di avere un presepe vero. Ma, essendo di indole caparbia, non accettava di non poterne avere uno, così si recava nei pressi di un ruscello per raccogliere la creta e fabbricarsi le sue statuine.
Questo bambino non aveva bisogno di soldi per essere felice, né per costruire il suo presepe: l’unica cosa di cui aveva bisogno era la sua fantasia e, investito da “visioni celesti”, trasformava il suo borgo in Betlemme. Con la sua immaginazione il paese si popolava di gente antica, il tempo ritornava indietro di duemila anni e aveva così l’occasione di rivivere la nascita di Gesù. Questo bambino si chiamava Francesco Forgione, il futuro Padre Pio. Ora, attraverso gli occhi del bambino/attore/piccolo Padre Pio, ecco iniziare la parte recitativa: nel ruolo di Maria l’attrice Giulia Rebel; Giuseppe è stato interpretato da Francesco Testi; Michele Placido ha vestito i panni di Erode. Il piccolo segue, guarda, sbircia queste scene evangeliche. Si narra che Padre Pio ripercorresse questa storia/visione ogni anno in prossimità del Natale, anche una volta diventato adulto.
Ambientato tra l’Italia e l’Africa, il messaggio appare chiaro: i bambini della Costa d’Avorio presi dalla costruzione di statuette (per il loro presepe), sono come il piccolo Padre Pio; nonostante la loro povertà riescono ancora a sorridere alla vita. A turbare, forse, è la scena finale in cui viene ritratto uno dei bambini della Maison illuminato dalla visione celeste, la stessa del frate. Qui il termine “fantasia” appare inappropriato perché quella che ci viene mostrata è un’allucinazione visiva: dunque da non augurare a nessuno, soprattutto ai bambini.
Anche l’edizione 2015 di Pietrelcina come Betlemme avrà sempre il proposito di meditare sul Natale insieme a Padre Pio. Questa volta il tema principale sarà la famiglia: una donna anziana e vedova (interpretata da Isa Danieli) inviterà il figlio (Enzo Palumbo), la nuora (Claudia Ruffo) e i nipoti a trascorrere il Natale a casa sua, a Pietrelcina. Ovviamente anche qui i protagonisti indiscussi saranno Padre Pio e la Natività.