Il Visconte dimezzato, intervista al Teatro Libero di Palermo

Andrà in scena al Centrale Preneste Teatro, il prossimo 20 dicembre, Il Visconte dimezzato, adattamento dell’omonimo romanzo di Italo Calvino. Inserito nella rassegna Infanzie in gioco, lo spettacolo vuole rivolgersi allo stesso tempo ad un pubblico di grandi e piccini. La storia vede protagonista il visconte Medardo, che ferito in battaglia da una palla di cannone resta, letteralmente, diviso a metà. La surreale fiaba rappresenta una metafora della frattura dell’uomo, della sua condizione di essere incompleto e in bilico tra bene e male. Lo porterà sul palco la compagnia del Teatro Libero di Palermo, che ci racconta qualcosa in più sullo spettacolo.

La rappresentazione Il visconte dimezzato è tratta dall’omonimo romanzo di Italo Calvino. Come avete lavorato sul testo per portarlo in scena?

Abbiamo trattato il testo di Calvino con grande rispetto e fedeltà, cercando di tirare fuori tutta la sua “teatralità”.

Il romanzo entra nella sfera della filosofia affrontando tematiche complesse quali identità e incompletezza, morale umana, convivenza e frattura tra bene e male. In che modo proporrete tutto ciò al pubblico dei più piccoli, principale destinatario dello spettacolo?

La grande forza della scrittura di Calvino è stata quella di aver trattato argomenti complessi, a tratti filosofici, mantenendo la struttura del racconto, della favola. Certo, la narrazione è disseminata di elementi carichi di senso e di innumerevoli rimandi simbolici, ma Il visconte dimezzato è pur sempre una bellissima storia che nella sua naturale evoluzione ha in sé diverse chiavi di lettura. Un romanzo dunque godibilissimo, che si presta ad essere “letto” da differenti pubblici: tutti avranno la possibilità di cogliervi interessanti spunti di riflessione.

Il protagonista della vicenda è il visconte Medardo, che colpito in battaglia si ritrova non solo fisicamente, ma anche moralmente diviso a metà. Come riesce a ricomporsi questa scissione?

La frattura del protagonista non può che risanarsi grazie all’amore; un compito che Calvino affida alla protagonista femminile del romanzo, Pamela, a cui tocca rimettere insieme l’uomo a metà.

Sul palco coesisteranno attori, scenografie e animazioni, musiche ed effetti sonori. Come armonizzano e interagiscono tra di loro tutti questi elementi?

Quello che sarà celebrato sul palco è il rito stesso del teatro, che è fatto di magia, di credo e di senso. Non è facile da spiegare, ma ciascun linguaggio può fondersi nel linguaggio universale che è proprio del teatro, attraverso il suo sommo sacerdote che è l’attore.

Nella presentazione dello spettacolo si legge: “L’uomo spende buona parte della propria esistenza nel tentativo di raggiungere la saggezza. Ma cos’è la saggezza? E soprattutto un uomo si può definire completo soltanto al raggiungimento della saggezza?” Quali risposte volete proporre con la vostra rappresentazione?

Non abbiamo la presunzione di voler trovare risposte a domande esistenziali così complesse. La risposta è forse quella di crederci e conoscere il senso del limite. Il proprio limite. Del resto, lo stesso Calvino ci insegna che “ci si sente incompleti, ma in fondo… si è soltanto giovani“.