Limiti e incentivi del Decreto Lavoro 2013
I dati spaventosi sulla disoccupazione, in particolare giovanile, hanno finalmente allarmato e spinto a reagire anche il governo, che ha emanato un decreto legge in materia di primi interventi per incentivare le assunzioni, sebbene il testo riveli gli evidenti limiti della manovra.
Quello sui numeri della disoccupazione è un mantra che ci si ripete l’un l’altro, come le litanie e i rosari che a furia di recitarli fanno perdere la consapevolezza del dramma rappresentato da quelle cifre che crescono incessantemente. L’Istat ha reso noto che la disoccupazione italiana, giunta al 12,2%, non toccava vette così alte dal ’77. Quella giovanile poi, attestata al 38,5%, fa venire le lacrime agli occhi. La gravità della situazione ha incalzato il governo a prendere provvedimenti e a emanare un apposito decreto legge, il n. 76 del 2013, che è entrato in vigore il 28 giugno. Il primo comma del Decreto Lavoro recita che, al fine di promuovere forme di occupazione stabile di giovani tra i 18 e i 29 anni, è istituito in via sperimentale un incentivo per i datori di lavoro che li assumano con contratto a tempo indeterminato.
L’incentivo è pari a un terzo della retribuzione mensile lorda, per un valore massimo di 650 euro al mese fino a 18 mesi. Lo stesso incentivo, con estensione stavolta di 12 mesi, si ottiene anche nel caso in cui si stabilizzi un contratto determinato trasformandolo in uno a tempo indeterminato. A usufruire dello sgravio, e qui è la nota dolente, saranno però soltanto quei giovani che abbiano almeno una di queste caratteristiche: non avere un impiego regolarmente retribuito da almeno sei mesi, essere privi di un diploma di scuola media superiore o professionale, oppure vivere soli con una o più persone a carico. Queste limitazioni hanno aperto alle polemiche e a qualche amara ironia. Quanti sono i giovani in Italia senza un diploma? Si sta forse scoraggiando a investire nella formazione? Qualcuno si è detto sorpreso di doversi ritenere troppo fortunato, tanto da non essere contemplato nel decreto, se ha una laurea e un contrattino a progetto.
La manovra è sostenuta dallo stanziamento di 794 milioni di euro, di cui 500 milioni destinati alle aziende del Mezzogiorno e i restanti 294 milioni a quelle del Centro-Nord. Il finanziamento avverrà in traches annuali tra il 2013 e il 2016. Tuttavia, non per essere disfattisti, pur apprezzando le buone intenzioni è difficile credere che un’azienda che non avesse già necessità di assumere un lavoratore a tempo indeterminato prenda questa decisione sulla base di qualche sgravio fiscale. Combattere il lavoro che non c’è a suon di normative è necessario ma non sufficiente e forse è troppo ottimista Enrico Letta quando afferma che il decreto abbraccerà 200 mila persone.
10, 6 milioni verranno erogati per promuovere attività di tirocinio per gli studenti iscritti ai corsi di laurea 2013-2014, che otterranno fino a 200 euro di rimborso spese dallo Stato. Un’altra misura importante riguarda i contratti di lavoro intermittente, ammessi fino al tetto di 400 giornate lavorative nell’arco di tre anni, superate le quali il rapporto di lavoro diventa automaticamente a tempo pieno e indeterminato. E poi ancora il decreto estende la Srl semplificata anche agli imprenditori con più di 35 anni. Buoni incentivi dunque ma le criticità abbondano e resta da mettere le mani nell’inesplorato universo del lavoro nero e sommerso.
di Francesca De Leonardis