Tagli all’istruzione: l’VIII municipio grida, Roma non risponde
In un bilancio dello scorso marzo, l’Unione Europea regala ancora una volta un primato al Belpaese: una fidelity card che lo attesta miglior dimezzatore di sviluppo, di istruzione. Tra i magnifici 27, quindi, l’Italia risulta essere il posto che ha operato più tagli nel settore in questione, in paricolar modo nel biennio 2010-2012. La domanda quindi sorge spontanea, così come la propone Bruxelles capitanata da Androilla Vassilliou: come può un Paese che interviene così drasticamente proporre una prospettiva di sviluppo e professionalità agli adulti di domani?
Il quesito, allo stato attuale, sembra provenire da un unico grido circoscritto nella zona ai confini estremi dell’Eur, che include ad oggi l’Vlll municipio della capitale presenziato da Andrea Catarci, di sinistra ecologica, e al suo secondo mandato dal 2008.
Le domande, che si snodano attraverso l’ultima manifestazione della scorsa settimana, hanno il chiaro obiettivo di chiedere al Ministero della Pubblica Istruzione la posizione che intende assumere a fronte della situazione scolastica ordinaria e di sostegno nel rapporto tra incremento degli studenti e riduzione del corpo insegnanti.
I numeri parlano chiaro: nel 2012 i tagli all’istruzione ammontano a 10 miliardi di euro tradotti in processi che evidenziano un’emorragia importante. I numerosi dibattiti e polemiche degli ultimi anni hanno evidenziato una precarietà troppo profonda, per mezzo dei tagli al personale così come al finanziamento delle scuole. Da una parte il mancato riciclo del corpo insegnanti dopo la pensione e degli ATA, quindi impiegati e bidelli, dall’altra i tagli di tutti quegli strumenti didattici e non per il corretto funzionamento di un istituto, inclusa la funzione del supplente. Secondo questa modalità, gli effetti si ripercuotono drasticamente anche e soprattutto sul fronte della disabilità. La precarietà dei contratti e le ore assegnate mettono a disposizione un’insegnante ogni 3 bambini diversamente abili, docenti inoltre che vedono spesso ricoprire ruoli assegnati ad altre figure professionali , come la somministrazione di cibo e l’assistenza alla mancata autonomia.
Catarci invita quindi le famiglie a prendere parte alle iniziative di contestazione e di richiesta, affinchè il sistema cambi da dentro e venga ristabilita quella scala di valori che regoli l’istruzione e la cultura, concetti fondamentali per la società tutta.
di Nicoletta Renzetti