Circus Art Museum, l’arte che interpreta l’arte

Domenica 13 dicembre andrà in scena a Centrale Preneste Teatro, Circus Art Museum del Teatro dei Dis-occupati. Sul palco Monica Crotti e Massimo Cusato, con la scenografia di Fiammetta Mandich. Uno spettacolo che cerca di spiegare l’arte ai bambini, un gioco teatrale in cui gli spettatori imparano a osservare un quadro e a immaginare una storia. In Circus Art Museum si mescolano linguaggi diversi: il teatro, la pittura, il circo, la musica e la danza. Ce lo raccontano per noi, i due protagonisti, Monica e Massimo.

Come nasce l’idea di uno spettacolo come Circus Art Museum. Da cosa o chi, vi siete fatti ispirare?

L’idea nasce da due spunti: il primo, legato alla notizia che la storia dell’arte sarebbe sparita dalle scuole. Una cosa piuttosto deprimente se pensiamo al nostro Paese e a tutto il patrimonio artistico presente, non mai sufficientemente valorizzato. Il secondo spunto nasce da nostro figlio di 6 anni. Dai 3 anni ha cominciato a disegnare in maniera sempre più attenta. Negli ultimi 2 anni ha cominciato ad affacciarsi al mondo dei fumetti e ha provato a riprodurre delle tavole, singole e non, in cui raccontava le avventure dei suoi supereroi preferiti o di personaggi più o meno inventati. Facendoci vedere  un suo disegno ce lo raccontava: dietro quei tratti, quei personaggi, quei luoghi non c’era la semplice riproduzione ma la voglia di raccontare una storia. Così abbiamo avuto una sorta di folgorazione: e se raccontassimo anche noi, attraverso uno spettacolo, le storie di alcuni quadri? L’idea ci è piaciuta moltissimo…

Circus Art Museum riesce a essere l’unione perfetta tra arte e immaginazione che riesce a incuriosire adulti e bambini. Come ci siete riusciti? Qual è stato il percorso che avete dovuto affrontare?

Siamo partiti dalla scelta di 5 opere, abbiamo concentrato la nostra attenzione sui quadri che raffiguravano dei personaggi legati al mondo del Circo, Musicisti e  Saltimbanchi. Abbiamo cercato, ancor prima di prendere informazioni sull’autore o sul quadro scelto, di osservarlo con uno sguardo sincero, immediato, senza sovrastrutture e conoscenze: lo sguardo dei bambini, appunto. E così abbiamo cominciato a descrivere questi quadri, i personaggi che li vivevano, i colori che li abitavano. Solo in secondo momento abbiamo cercato di documentarci sugli autori, ma non in maniera accademica: ci servivano poche informazioni da dare – il nome dell’autore e, nel caso di Lautrec qualcosa in più sulla sua vita e sul suo modo di dipingere; lavorando con i bambini da oltre dieci anni, sapevamo che poche notizie “tecniche” sarebbero state più che sufficienti e lo sarebbero state anche per i genitori. Riuscire a incuriosire bambini e grandi è un obiettivo che ci poniamo sin dal nostro primo spettacolo. Anche il tipo di scrittura prevede, per questo motivo, un dialogo con gli uni e con gli altri, dove i più piccoli filtrano parole e immagini in un modo e gli adulti in un altro. Ci diverte molto quando siamo in scena sentire ora gli adulti, ora i bambini ridere in momenti diversi, oppure sentirli ridere all’unisono.

I due personaggi durante la passeggiata incontrano cinque quadri, di cinque artisti diversi. Qual è il filo conduttore che li lega?

Abbiamo scelto 5 opere: una di Picasso, una di Manet, una di Botero, una di Lautrec e l’ultima è una di Chagalle. Non c’è un vero filo conduttore fra queste cinque opere se non la figura dei trapezisti che ritorna in tre di questi quadri. Forse la scelta è stata dettata dal semplice gusto personale e dall’intravedere sin da subito nei personaggi rappresentati in queste opere, che avevano qualcosa che avremmo potuto raccontare su di loro, con loro e attraverso loro.

Qual è il messaggio che volete tramettere ai bambini e qual è quello riservato gli adulti?

Vorremmo che l’arte facesse sempre più parte del vivere quotidiano dei bambini e degli adulti, perché siamo estremamente convinti che l’arte aiuti a vivere meglio. Vorremmo che questo messaggio fosse compreso anche da chi ha il potere di decidere di togliere delle materie dai percorsi scolastici, dagli insegnanti e da tutti gli operatori socio-culturali. Insegniamo teatro da anni cercando di avvicinare i nostri  allievi alle varie discipline artistiche: facciamo vedere riproduzioni di quadri, sculture, fotografie e facciamo ascoltare vari generi musicali. Siamo estremamente convinti che anche per chi non lavora con i bambini come noi, l’arte, sotto tutte le sue forme, sia veramente uno stimolo per tutti.