Un Apache a Torino

Ci sono voluti tre lunghi anni di infatuazioni ed amori non corrisposti, anni passati ad inseguire e promettere, senza avere dalla propria gli argomenti giusti. Non sarà Dzeko e nemmeno il Kun Aguero, e non sarà Van Persie abbracciato dal rosso vivo dello United, sarà ed è Carlitos Tevez l’agognato top player della Juventus, a lui il compito di far sognare una platea dal palato fine che necessita di levarsi un’inaspettata e mal digerita ruggine.

 

L’Apache, così soprannominato per esser nato in un Barrio difficile detto Fuerte Apache, è l’attaccante dei sogni per la tifoseria bianconera e per il Mister Antonio Conte, punta rapida ed ugualmente solida per via di un fisico compatto, porta nell’anima l’essenza del calcio argentino, il genio albiceleste visto e rivisto in tanti fenomeni, e la cosiddetta “garra” ( che a Napoli chiamerebbero cazzimma), ossia quella cattiveria agonistica che spesso fa la differenza. Per comprendere la portata del colpo messo a segno dal duo Marotta-Paratici, è però opportuno osservare la reazione del tifo savoiardo. Per intenderci, Torino non è Roma e nemmeno Napoli, non si vedranno mai migliaia di persone partire ad accogliere un Cicinho piuttosto che un Adriano, il capoluogo piemontese è freddo, algido nel clima quanto lo è nelle manifestazioni d’affetto calcistiche, qui si è celebrato l’arrivo di uno dei più grandi centrocampisti di tutti i tempi come Pirlo, senza quasi accorgersene. Eppure per Carlitos qualcosa è cambiato, in centinaia hanno invaso Malpensa, qualche decina ha tentato, con successo, il blitz al Principi di Piemonte, ed ancora in centinaia sotto la sede sociale, ad abbracciare un campione, un attaccante campione, di quelli che in Italia è sempre più difficile portare.

L’investimento fatto dalla Juve su Tevez, va comunque oltre l’aspetto economico per una volta nemmeno esagerato, l’argentino sarà un vero e proprio uomo immagine come testimonia il numero di maglia preso, quel 10 che a molti farebbe tremare le gambe e che i bianconeri hanno tenuto per un anno a riposo, per scelta voluta o obbligata. Ma quanto si è rafforzata la Juve? Difficile dirlo a priori, in teoria molto perchè ha preso un grande giocatore per un reparto che negli ultimi anni ha sempre sofferto, l’innesto dell’argentino, unito al meno reclamizzato innesto di Llorente, potrebbe effettivamente creare un gap incolmabile in Italia, tanto da rendere il campionato persino noioso, tuttavia la scommessa della Juve è in primis europea, la coppa dalle grandi orecchie ci dirà se la zebra è tornata anche in campo internazionale o se necessita ancora di qualche anno di rodaggio, ma questi sono discorsi che si affronteranno comunque dopo, per il momento i bianconeri si godono il loro Top Player.

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