Il porno-caso James Deen: la parola a Francesco Malcom

Ai tempi di internet basta un cinguettio per mettere in discussione una carriera. Questa volta è toccato al pornoattore James Deen, accusato lo scorso 28 novembre dalla sua ex collega ed ex fidanzata Stoya di violenza sessuale. Il tweet della ragazza ha innescato una reazione a catena tra molte donne del passato dell’attore e, sebbene il diretto interessato abbia proclamato la propria innocenza, il polverone è ormai sollevato.

Per capirci qualcosa di più sulla questione e sulle dinamiche del complesso mondo del porno, abbiamo deciso di intervistare l’ex pornoattore italiano Francesco Malcom, l’indimenticabile star di Penocchio, attualmente impegnato nelle riprese di Blu Porno, per la regia di Luigi Di Capua, e Meritocazzia.

Francesco Malcom sul caso James DeenIl caso James Deen ha scosso l’intero mondo pornografico. Secondo te, fino a che punto ci si può spingere durante le riprese e dove è fissato il limite tra recitazione e violenza, sul set?

Secondo la mia esperienza il problema non è fino a che punto ci si possa spingere nella violenza dell’atto, poiché le scene vengono concordate in precedenza con gli attori, che quindi sono consenzienti. Il problema nasce quando ci troviamo davanti a una categoria che propone soltanto scene improntate all’uso sistematico dell’aggressività, della sopraffazione, non soltanto psicologica come potrebbe essere l’insulto ai fini dell’eccitamento, ma anche – anzi, talvolta esclusivamente – fisica: è lì che mi allarmo. Io, da attore, sono del parere che la donna dovrebbe essere sempre protagonista della scena, senza che risulti in alcun modo oltraggiata e offesa: dovrebbe essere mostrata nella sua totale bellezza. Se si è soliti vestire i panni del violento si incorre nel rischio di avere un’immagine fuorviante al di fuori del set. Questo potrebbe essere il caso di James Deen. Ho visto qualche suo film, non lo reputo erotico ma questo non vuol dire che sia un violentatore di donne.

Tra le varie dichiarazioni c’è chi ha affermato di non aver confessato l’abuso per paura di non essere presa sul serio a causa della professione di pornoattrice. Qual è, qui, il confine tra vita privata e lavoro?

Non so come risponderti poiché non conosco queste persone. Più che discutere di confini mi chiederei piuttosto il motivo che porta una donna alla decisione di andare a letto con una persona che potrebbe essere violenta anche fuori dal set. Penso che chi fa una scelta simile debba in un certo senso aspettarselo e, forse, restare quasi stupita di un eventuale esito diverso.

James DeenCosa ne pensi di questa tendenza a denunciare sui social simili fatti?
Questa è una bella domanda. Non voglio prendere le parti di nessuno e tengo a precisare che sono contrario alla violenza. Ma se c’è da fare una denuncia la si dovrebbe fare fino in fondo e sicuramente sarebbe opportuno non farlo sui social. Per come stanno le cose attualmente potrebbe trattarsi di un tipico caso di revanche che spiegherebbe la reazione a catena – innescata dal primo tweet – di queste donne che, spinte dalla popolarità ormai raggiunta dall’attore, hanno a modo loro deciso di mettersi in mostra e di cavalcare l’onda. Però, laddove c’è stata una relazione e non è stata sporta denuncia illo tempore, non c’è da mettere bocca. Bisogna conoscere i fatti: se c’è reato fai la denuncia, ma lo sputtanamento lo chiamo sputtanamento. E se da un lato è odioso il discorso della violenza, dall’altro lo è anche quello della strumentalizzazione mediatica.

Ringraziamo Francesco Malcolm per la sua disponibilità e in questo contesto, ancora indefinito, non ci resta che augurarci l’innocenza dell’imputato Deen per poter continuare a concordare con la scrittrice femminista Roberta Tatafiore: “Non posso essere contro la pornografia perché la ritengo inoffensiva, e piacevole. Inoffensiva, perché non-violenta, piacevole perché oscena, degradante e trasgressiva”.