Gli Zois e l’addio di Mango in “Stella Contraria”
“Il genio impara solo da se stesso, il talento soprattutto dagli altri” affermava Arnold Schönberg, e mai frase fu più azzeccata per descrivere il percorso degli Zois, l’eclettica band bolognese che, il 20 novembre, ha debuttato nel mercato discografico con l’album Zois. Un progetto originale, portato avanti con successo dall’etichetta LullaBit e sostenuto da una colonna portante della musica italiana, Mango, che, prima di morire, ha composto proprio per loro la melodia di Stella Contraria, il brano inedito contenuto all’interno dell’album. A raccontarsi a Lineadiretta24.it è la leader e frontwoman degli Zois, Valentina Gerometta.
Come sono nati il vostro gruppo e l’idea di dare vita a questo omonimo album?
Originariamente il gruppo è nato con me e il bassista e arrangiatore Stefano Di Chio. Avevo delle canzoni da parte e insieme abbiamo iniziato a lavorare a un disco dal sound particolare. Poi abbiamo conosciuto il chitarrista Alessandro Betti e il batterista Ivano Zanotti, insieme siamo riusciti a dare corpo al progetto, un lavoro che ha richiesto degli sforzi ma che, al tempo stesso, ci ha regalato grandi soddisfazioni.
Sembrate un gruppo affiatato…
Molto. Ci siamo conosciuti sul campo e abbiamo fatto tutti la gavetta, sia portando avanti progetti inediti, che riproponendo cover: abbiamo suonato pezzi diversi e questo ci è servito a costruire la nostra personalità musicale.
Oltre alla cover di Oro, nell’album è presente anche Stella Contraria, il brano scritto a quattro mani con Mango e vero e proprio lascito musicale dell’artista alla vostra band. Com’è stato collaborare con lui e quanto la sua esperienza ha influito sulla vostra crescita musicale?
E’ stata un’esperienza fondamentale. Mango era una persona estremamente curiosa e ci ha lasciato una grande libertà di espressione, sia quando abbiamo fatto la cover del suo brano, Oro, sia quando abbiamo preso in “affidamento” la musica di Stella Contraria. Lui non si è mai imposto con le sue idee e questo per noi è stato molto importante. Avere la fiducia di un artista di quel calibro significa, da una parte, legittimare il tuo lavoro, dall’altra affrontare una scommessa che è diventata, purtroppo, ancora più grande quando Mango è venuto a mancare. In sostanza, quella che è nata come una collaborazione è diventata un’eredità musicale, della quale andiamo fieri. Dopo la sua morte, ha continuato a credere in noi tutta la sua famiglia e in particolare la moglie, Laura Valente, una cantante eccezionale alla quale sono riconoscente. Alla fine, quello che è rimasto è il piacere di portare avanti un progetto in cui Mango credeva.
Nel vostro album emerge la passione per la sperimentazione e per la contaminazione dei generi musicali, tanto che i brani si contraddistinguono per stile e sonorità accattivanti. L’ordine dei pezzi è casuale oppure avete cercato di seguire un percorso?
L’ordine non è casuale, anzi, ci abbiamo pensato parecchio: abbiamo strutturato la tracklist come un flusso d’acqua, un vero e proprio viaggio sensoriale che ha un inizio e una fine.
La canzone Per te è caratterizzata da un testo poetico e romantico, che ben si sposa con una voce grintosa e versatile come la tua. Il pezzo è dedicato a qualcuno o è un “per te” universale?
Diciamo che è proprio un “per te” universale: l’ho pensata come un brano terapeutico che raggiunge la persona che la sta ascoltando e l’accompagna in un universo rilassante. Mi piace pensare che questa canzone simboleggi un ponte tra me e delle persone che forse mai incontrerò.
Per scrivere le canzoni attingete alla vostra quotidianità oppure vi lasciate guidare dalla vostra immaginazione?
C’è sempre la quotidianità alla radice delle nostre canzoni, magari la storia di qualcuno che mi è vicino e che, successivamente, riesco a plasmare e a tradurre in un’immagine astratta. Più che dell’evento, mi piace parlare dell’emozione che suscita l’evento.
Nel brano Oro, la tua voce si contrappone a quella di Mango, dando vita a un duetto unico e originale. Con quale altro artista vi piacerebbe collaborare in futuro?
Gli artisti che mi piacciono sono tanti ma, se devo scegliere, Franco Battiato e i “The Queens of the Stone Age”.
Il Festival di Sanremo rappresenta un importante trampolino di lancio per i cantanti italiani e mai come quest’anno le nuove generazioni hanno avuto spazio nella competizione (Sanremo Giovani ne è un esempio). In futuro, prendereste in considerazione l’idea di calcare il palco dell’Ariston?
Ci piacerebbe partecipare, anche se penso che a Sanremo non ci sia tutto questo retaggio: è un po’ difficile sentire delle voci fuori dal coro ed è un peccato, perché in Italia di musica valida ce n’è tanta. Il pubblico è pronto ad ascoltare qualcosa di diverso dalla ballata classica, che comunque deve essere sempre presente all’interno della competizione.
Rimanendo sul rapporto tra musica e tv, qual è la tua opinione sui talent show?
Ti rispondo che vedo molta tv e pochissima musica all’interno di questi programmi: la componente musicale fa un po’ d’ambientazione, non li vedo molto diversi da format come MasterChef. Inizialmente pensavo che i talent show non fossero male, premiavo il merito di recuperare brani della tradizione, tuttavia, dal punto di vista artistico, vedo dei cantanti validi che poi non vengono supportati. Una volta andavano in onda programmi musicali meravigliosi, come Taratatà, e c’era più spazio in tv per la produzione italiana, che va oltre il pop mainstream.
Che tipo di rapporto avete con il mondo digitale (in particolare i social network), e quanto è importante farsi conoscere attraverso questi mezzi di comunicazione?
Mi piacciono molto i social network, anche se non li ho mai utilizzati tanto. Come artista è meraviglioso, soprattutto quando ti ritrovi le persone al concerto che si avvicinano al palco e condividono con te le proprie emozioni: è un mezzo di condivisione interessante, oltre che un ottimo strumento pubblicitario.
Ultima domanda: dopo gli attentati di Parigi, diversi esponenti della musica e dello spettacolo, attraverso i social e i programmi televisivi, hanno definito la musica come espressione di libertà e di partecipazione. Se dovessi scegliere sul momento una parola o un’immagine per descrivere cos’è per te e per il tuo gruppo la musica, quale utilizzeresti?
Come immagine penso a un cerchio, che racchiude un po’ quello che per noi è una visione a 360 gradi della musica, che non ha bisogno di linguaggio, ed è proprio per questo che va divulgata come messaggio di unione in un momento difficile come questo. Sono rimasta molto colpita dagli attentati di Parigi, ma penso che non bisogna mai cedere alla paura, né in queste situazioni così drammatiche né nella vita di tutti i giorni: bisogna farsi coraggio insieme.
Twitter: @VerBisconti