Titubante il Messico rispetto alla legalizzazione della cannabis
Dal 4 al 6 giugno ha avuto luogo, in Guatemala, l’assemblea annuale dell’Organizzazione degli Stati Americani (OEA) che, in qualità di organo dell’area più antico del mondo – che dal 1951 si occupa di portare avanti i principi di solidarietà, rispetto, pace e collaborazione tra i vari Stati membri – ha introdotto, quest’anno per la prima volta, il tema tabù della droga.
L’America Latina rappresenta sicuramente l’epicentro geografico di questo tema che poi dilaga nelle varie parti del mondo; molti sono stati i tentativi di combattere il fardello della droga nel corso degli anni senza però mai riuscirci, vista la potenza economica che questo mercato attrae verso di sé e la connivenza delle autorità dei vari governi nella diffusione del suddetto business. Se da una parte le storie dei Paesi latinoamericani un tempo si unirono, per quanto riguarda il passato precoloniale e ora rispetto alla condivisione del problema del consumo e della vendita della droga, dall’altra le opinioni delle varie repubbliche riguardo la risoluzione di questo problema prendono direzioni diverse, soprattutto quella del Messico. Il Governo del Paese degli Aztechi infatti ha più volte sottolineato e ripetuto il suo disaccordo rispetto alla legalizzazione della marihuana, differentemente dalle posizioni dei vicini Uruguay, Guatemala, Colombia e Stati Uniti: questi ultimi 18 Stati e il Distretto di Columbia hanno permesso l’utilizzo della cannabis per scopi terapeutici, e i pronostici delle conseguenze di questa legalizzazione risultano essere del tutto positivi data la fine della spesa di milioni di dollari per interventi giuridici, statali e locali volti alla persecuzione dei venditori e consumatori della marihuana.
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Se dunque buona parte del Messico non considera la depenalizzazione dell’uso delle droghe leggere una risoluzione al problema, l’altra, personificata dal Deputato del Partito della Rivoluzione Democratica Fernando Belaunzarán, ritiene necessaria una nuova presa di posizione rispetto al problema, la quale ovviamente non deve giustificare il narcotraffico ma deve si distinguere il commercio della cocaina da quello della marihuana. Se la foglia di coca nasce esclusivamente nelle regioni tropicali centro e nord occidentali dell’America del Sud, le foglie di cannabis sono presenti in quasi tutto il Mondo, sarebbe quindi impossibile bloccarne la diffusione; inoltre, una volta scoperte le sue qualità curative, molti governi e il Deputato messicano sopraccitato hanno ritenuto opportuno considerare quest’aspetto e porre le basi per un uso moderato e sotto controllo statale. Eliminare la penalizzazione di questo mercato significherebbe eliminare, almeno in parte, la violenza, la corruzione, l’inganno: tutti atteggiamenti conseguenti ad azioni illecite e tanto comuni nei Paesi latinoamericani, i quali trarrebbero vantaggio da queste misure antiproibitive perché vedrebbero diminuire, almeno in parte la criminalità.
Fonti: http://noticierostelevisa.esmas.com/especiales/606022/mexico-y-drogas-cambio-paradigma-si-legalizacion-no/; http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/04/15/usa-marijuana-legale-e-business-da-15-miliardi-e-mondo-degli-affari-cavalca-londa/561674/; http://www.sinembargo.mx/24-06-2013/662917.
di Ilaria Francesca Petta