Tra cinque minuti in scena, opera prima di Laura Chiossone
Una figlia, un’attrice, una madre della propria madre, ma soprattutto una donna, con le sue ambizioni, le sue forze e le sue debolezze. Tutte queste figure sono racchiuse nel personaggio di Gianna Coletti che dal 27 giugno porterà in 15 sale italiane la sua vita nel film Tra cinque minuti in scena, diretto da Laura Chiossone.
Gianna interpreta se stessa nel ruolo di attrice e di figlia di una madre ultra novantenne, costretta a letto da una malattia e bisognosa di tutto. Un film sul rapporto di amore, dipendenza e cura che in questo caso stravolge e ribalta i ruoli, trasformando la madre in figlia e l’anziana in bambina. Ma al tempo stesso una storia che si intreccia con la vita di tutti i giorni, fatta di incontri e di relazioni personali, fatta di lavoro, quello di attrice, nato proprio per volontà della madre, al tempo molto esigente. Ed è proprio per soddisfare la madre, per essere sempre all’altezza delle sue aspettative che Gianna ha intrapreso la carriera artistica e, tra musica e teatro, ha lottato e sofferto fino ad appassionarcisi e non desiderare altro per se stessa. All’età di 50 anni è ancora alle prese con il teatro e sua madre. Per Laura è la prima vera esperienza dietro la macchina da presa e in questo corto, al limite tra il documentario e la cinematografia, vuole inglobare tutte le conoscenze apprese durante la sua carriera artistica dando vita ad un film coraggioso e sincero ma al contempo emozionante e divertente.
Durante la conferenza stampa di presentazione del film alla Casa del cinema di Roma le abbiamo rivolto alcune domande per Parolibero. Per cominciare le abbiamo chiesto come si sentisse a ricoprire per la prima volta il ruolo di regista e lei, molto educatamente ma anche sicura di sè ci ha detto: “Ho studiato filosofia, suonato in una pop band, fatto teatro e scritto romanzi mancati. Di per sé nessuna cosa mi è riuscita benissimo, finchè non sono entrata nel set di un film e ho capito che tutte queste parti potevano essere racchiuse in un’idea, in una visione”. Fare un film è sempre stato il sogno di Laura ma è soprattutto una responsabilità: raccontare qualcosa di importante, non solo per il pubblico che lo vedrà, ma anche per se stessi. “Tra cinque minuti in scena – continua – è il mio primo film e sono orgogliosa delle emozioni che lascia, della gioia e del dolore del vivere che traspare nella relazione così forte tra Gianna e sua madre, autentico come la storia che rappresenta”. {ads1} Ci siamo anche interessati a come sia nata l’idea del film e Laura ha risposto: “Da una serie di email scambiate con Gianna, che data la sua esperienza nel campo artistico credevo una persona chiusa invece ho scoperto essere molto disponibile, aprendomi le porte di casa sua per farmi entrare nel suo mondo fatto di copioni da imparare, scene da recitare e una madre da lavare, sfamare e coccolare. E assistendo alla tenerezza di quei gesti, la pacatezza della voce con la quale si rivolgeva alla madre, con una pazienza e devozione uniche mi sono detta: questo film s’ha da fare e i produttori Luca Lucini e Raffaello Pianigiani (della casa di produzione Mare Mosso) mi hanno appoggiata in toto.”
Come ultima domanda le abbiamo chiesto di parlarci di Anna e di come sia riuscita, assieme al resto del cast, ad interagire con lei: “Anna a 93 anni, nonostante non abbia mai fatto l’attrice, è un po’ la Gloria Swanson mancata del Giambellino – afferma la Chiossone – ha un istinto naturale del comico e del melodrammatico che ha evidentemente trasmesso e incoraggiato nella figlia. Ogni volta, poco dopo aver iniziato a girare, Anna si dimenticava che ero lì, perché ha una memoria molto corta, perché non vede, e perché io stessa ho cercato di avere una presenza intima ma non invasiva. È quindi la pura verità quella che va in scena, la vera vita, spontaneamente rappresentata da lei e Gianna. Poi, a film finito, quando le dicevamo che lei era indubbiamente quella che strappava più risate ed applausi al pubblico, ci ha chiesto: Quando ne facciamo un altro?. Conoscendo Anna ho capito meglio anche Gianna.”