Bambina Mia, una fiaba sulla libertà di sognare
In scena al Centrale Preneste Teatro lo scorso 22 novembre, Bambina Mia, uno spettacolo delicato e onirico sull’infanzia e la meraviglia di scoprire il mondo per la prima volta. La rappresentazione nasce per rivolgersi ad un pubblico ben preciso, quello dei più piccoli, ma possiede il grande pregio di parlare anche agli adulti. La scenografia è minimalista, ben curata. Nel buio della sala ciò che colpisce subito sono gli incantevoli giochi visivi. Siamo al parco, in terra l’illuminazione descrive un mosaico di luci come se le attrici in scena si trovassero tra gli alberi. Mia è con la mamma, che non vediamo mai. La sua è solo una voce monocorde: apprensiva, imperativa e preoccupata esclusivamente dei bisogni fisici della figlia. Una voce che le ordina di non correre, non sporcarsi, non dare fastidio, a cui si può solo interagire con si/no.
Bambina Mia si articola su tre dimensioni principali: quella del mondo degli adulti, dei bambini e quella magica della fantasia, rappresentata da una bizzarra fata-albero che diventa compagna di giochi di Mia. Tre mondi che si intrecciano, perché in fondo anche gli adulti sono stati bambini che credevano alle fate, e tutti i bambini sono impazienti di diventare grandi il più in fretta possibile. Con poche parole e molta gestualità, le due interpreti Monia Marini e Simona Parravicini danno corpo a una fiaba coinvolgente e affascinante, in cui il ritmo della recitazione è attentamente coreografato in ogni movimento, e a tratti sembra quasi una danza. Un parco giochi e la stanza di Mia diventano così i luoghi dove grazie alla fantasia ogni sogno può avverarsi. Persino ricevere visite notturne da un essere magico e spiccare il volo su una città addormentata. E proprio dalla favola di Peter Pan Bambina Mia riprende il volo come metafora di distacco e libertà, ricordandoci che l’età dell’infanzia è forse l’unica che può sperare incondizionatamente nell’impossibile. Del resto essere bambini significa anche credere di poter volare.
Ed è proprio perché tutti ci abbiamo creduto almeno una volta, che lo spettacolo di Tiziana Lucattini riesce a rivolgersi ad un pubblico davvero composito, di tutte le età. Una storia semplice, ma non banale, che si accompagna ad una messa in scena visivamente affascinante: tre pannelli verticali permettono anche al linguaggio video di inserirsi nella narrazione e arricchire le scenografie. E se lo scambio di battute è ridotto al minimo, non si ha mai la sensazione del vuoto grazie al sottofondo costante, ma mai invadente, delle musiche. Senza cedere a facili stereotipi, Bambina Mia è uno spettacolo sul crescere e sugli anni dell’infanzia, a tratti guardata con nostalgia. Una rappresentazione capace di unire adulti e bambini, confondere i ruoli e avvicinarli, abbattendo ogni differenza.