D’accordo, andiamo in guerra contro l’ISIS
Accettiamo questa ipotesi e prepariamoci a trarre da essa le logiche conseguenze, la prima cosa da fare è capire chi è il nemico, dove è nato, quali sono i suoi nemici, quali i suoi alleati e chi lo finanzia. Un tentacolo del mostro raggiunge Parigi, per ben due volte, questo ci ferisce e un altro tentacolo temiamo un giorno possa giungere fino a noi. Bene, studiamo la piovra laddove giace la sua testa: in Medio Oriente.
Dove nasce e come avanza lo Stato Islamico in Medio Oriente
L’IS, Stato Islamico o Daesh, il Califfato di Al-Baghdadi, già ISIL e ISIS, nasce nel nord dell’Iraq da una costola di Al-Qaueda e si estende rapidamente fino tutto l’est della Siria, dove avviene una fusione parziale con Al-Nusra, Al-Quaeda in Siria. L’Iraq è un paese conquistato nel 2003 e occupato per dieci anni dagli Stati Uniti, paese a maggioranza sciita e con forte presenza di Al-Quaeda (sunnita) al nord. In questi dieci anni gli Stati Uniti hanno addestrato l’esercito, costruito basi e mantenuto i propri soldati, quindi si può assumere che vi fosse una forte presenza dell’intelligence US e un certo livello di controllo e presenza nel territorio. Al momento dell’arrivo dello Stato Islamico in Siria si combatteva una guerra civile con da una parte Assad e dall’altra l’ELS, Esercito di Liberazione Siriano finanziato e supportato per loro stessa ammissione dagli Stati Uniti, la nota Al-Nusra e una costellazione di altre milizie islamiste quali Ahrar al Sham, che ad esempio si prefigge di applicare la Sharia in Siria. Tutti costoro, Stato Islamico e Al-Quaeda inclusi, sono stati considerati pubblicamente dagli Stati Uniti preferibili o comunque meno pericolosi di Assad, un dittatore che a oggi non ha mai scatenato una guerra e la cui eliminazione è stata posta come precondizione a ogni futura stabilizzazione della Siria. La guerra civile era nata dal tentativo di Assad di reprimere una Primavera, ordita dai democratici di cui sopra e finanziata, sostenuta e pubblicamente elogiata anch’essa, tra gli altri, dagli USA. Lo Stato Islamico in Medio Oriente è presente anche in Yemen dove combatte le milizie sciite.
Chi sono i nemici dello Stato Islamico in Medio Oriente?
Tra di essi c’è naturalmente la fazione di Assad (alawita, sciita), Hezbollah (sciita) che combatte efficacemente l’IS al confine col Libano, l’Iran (sciita) che supporta Assad e Hezbollah (sciita) oltre alle milizie (sciite) yemenite. Tra i nemici dell’IS compaiono anche i curdi in Iraq e in Siria, in particolare l’YPG. Fa discorso a parte il governo iracheno (che non ha escluso di chiedere aiuto alla Russia) il cui Primo Ministro è dal 2014 Haydar al-‘Abadi, sciita, importato tra le élite del Paese dagli USA dopo la caduta di Saddam, ma che si era distinto già da ministro per le posizioni critiche verso il governatore Bremen e la ferma opposizione ai programmi di privatizzazione delle imprese nazionali irachene imposte dagli USA. E desta comunque sconcerto come un esercito regolare come quello iracheno, dotato di armi statunitensi, dotato di aviazione, addestrato dagli occidentali per un decennio si sia fatto occupare gran parte del paese da trentamila miliziani armati di mitra e jeep, e senza mai più riuscire a riconquistare terreno.
Assad e il governo iraniano, sciiti, sono alleati e amici della Russia. Tutti i nemici dello Stato Islamico sono nemici degli Stati Uniti o di uno dei loro alleati nell’area (Israele-Hezbollah, Turchia-YPG).
Chi sono gli amici (e i neutrali) dello Stato Islamico in Medio Oriente?
Gli amici sono innanzitutto i ribelli siriani al fianco dei quali, seppur non manchino scontri e dispute, combattono contro l’esercito di Assad. L’Arabia Saudita e il Qatar, coi quali condivide il programma politico wahabita della Sharia come legge fondamentale dello Stato e contro i quali lo Stato Islamico non ha mai mosso un dito. Dall’Arabia Saudita e dal Qatar proviene come è noto il grosso dei finanziamenti privati allo Stato Islamico, delle forniture di armi e perfino dei tweet di sostegno inneggianti all’ISIS. Giusto a Ottobre un appartenente alla famiglia reale Al-Saud (Abdel Mohsen bin Ualid bin Abdulaziz al Saud) è stato arrestato in Libano perché il suo jet privato trasportava due tonnellate di Captagon, 15 milioni di pillole, un’anfetamina utilizzata massicciamente dallo Stato Islamico per infondere coraggio e furore ai mujaheddin. L’Arabia Saudita e l’IS combattono inoltre sullo stesso fronte in Yemen. Ambiguo alleato dell’IS è il governo turco, in guerra con i curdi e accusato più volte da questi di appoggiare il Califfato. Dalla Turchia, membro della NATO, provengono altri ingenti finanziamenti per i fondamentalisti e l’alleanza de facto tra Ankara e Daesh è stata denunciata tra gli altri dalla stampa turca, dalla chiesa ortodossa siriana e perfino dai fuoriusciti dello Stato Islamico. A parte il ruggito del leone volante Abdallah II, smorzatosi in fretta, la Giordania non può essere considerata un nemico impegnato in una guerra senza quartiere all’ISIS, quanto piuttosto un vicino di casa preoccupato. Lo stesso comportamento dello Stato Islamico verso la Giordania asseconda questa interpretazione, tanto che non ha mai tentato di violare il suolo giordano pur confinandovi. Israele è nominalmente un nemico naturale dello Stato Islamico, ma per osservare i fatti e restando al presente conflitto, a parte le minacce, possiamo considerarli militarmente neutrali. Non si segnalano a oggi attacchi diretti dell’IS verso Israele, né Israele si è spinta oltre un rafforzamento della presenza sul Golan, ed è coerente con questa analisi come davanti ad una tale minaccia alle porte di Tel Aviv il governo di Netanyau abbia mantenuto inalterate le proprie priorità standard in politica estera: Hamas, l’Iran e Assad.
Nessuno degli alleati, ambigui o meno, e nessuno dei paesi militarmente neutrali verso l’ISIS è sciita e tutti sono amici e alleati degli Stati Uniti.
Conclusioni.
A questo punto esistono due possibili tesi sul ruolo degli Stati Uniti e dei loro alleati mediorientali in tutto questo.
Interpretazione I
La prima tesi è quella di una guerra mondiale, momentaneamente fredda, ma non a bassa intensità, tra gli Stati Uniti, i quali cercano di coinvolgere i propri alleati occidentali, e la Russia, che cerca di aiutare i propri alleati già coinvolti. La tesi copre dal Donbass al Medio Oriente e, se è corretta, potrebbe un giorno estendersi al Venezuela, al Caucaso, all’Iran, alla Transnistria. In questa ipotesi il Medio Oriente è soltanto uno dei teatri, cruciale per le risorse e il loro transito, dove la rivalità tra sunniti e sciiti, culturale, religiosa e soprattutto geopolitica, descrive storicamente gli schieramenti locali in modo piuttosto nitido. Secondo questa tesi lo Stato Islamico è un utile strumento di questa guerra per procura, come lo furono gli afghani in chiave anti-sovietica, Saddam in chiave anti-iraniana, la presunta opposizione democratica libica, di cui non s’è mai vista traccia, in chiave anti-Gheddafi, e le milizie naziste del battaglione Azov in Ucraina.
Se vi convince questa prima interpretazione, prima di appoggiare la guerra contro lo Stato Islamico dovremmo essere sicuri di non porre il piede in una guerra globale da combattersi contro, tra gli altri, la Russia. Da questa roba qui, se amiamo i nostri figli e auspichiamo una pace stabile in cui possano crescere, noi italiani (e possibilmente noi europei) dovremmo assolutamente starne fuori.
Interpretazione II
L’altra interpretazione dipinge la prima potenza mondiale come una specie di idealista imbecille col grilletto facile che, nel tentativo di eliminare sanguinari dittatori e pericolosi terroristi, dagli anni ottanta (ma in realtà da molto prima) crea puntualmente disastri peggiori di quelli che andava a sanare, covando ogni volta in seno le serpi che immancabilmente sgozzeranno i suoi cittadini vent’anni dopo (e sgozzeranno noi europei). Questo bambinone sciocco, tanto potente quanto irruento, nel combinare i suoi pasticci si lascia dietro milioni di morti e un elenco interminabile di destabilizzazioni e guerre civili. Nella favola di Rambo-Pinocchio, un po’ per convenienza e un po’ per ingenuità il nostro eroe non si accorge che il gatto e la volpe, turco-saudita, lo manipolano per i propri scopi. Questo tipo di interpretazioni andrebbero lasciate a intellettuali della caratura di Severgnini, ma per quanto poco probabili e verosimili, sono da considerarsi comunque legittime e chi vuol crederci merita rispetto.
Se anche vi persuade la favola di Rambo-Pinocchio ma avete buon senso, dovreste comunque temere con orrore l’idea che l’Italia sia coinvolta nella prossima avventura del nostro alleato americano. Se, valutato anche questo, volete comunque appoggiare l’entrata in guerra contro lo Stato Islamico al fianco degli Stati Uniti, allora auguri. Come pare recitasse un proverbio Navajo: è impossibile svegliare chi finge di dormire.
Twitter: @aramcheck76