Addio a Claudio Rocchi, re del rock psichedelico italiano

“Sappiate che il Buonumore tiene, la Coscienza pure, il libro è iniziato stamane…”. Il libro, la sua autobiografia, doveva intitolarsi “La settima vita”. Invece Claudio Rocchi se n’è andato, sì, proprio lui che era stato la pietra miliare del rock psichedelico italiano.

La musica con lui ha perso uno dei suoi personaggi più affascinanti, uno sperimentatore, uomo degli anni ’70, anni ribelli che portava dietro con tutti i suoi valori e le sue battaglie, come se nulla oggi fosse cambiato. Rocchi, di origini milanesi, aveva partecipato alla prima, indimenticabile stagione del rock nostrano, dapprima come bassista degli “Stormy Six“, poi come solista originale e caparbio, attraverso dischi di qualità e un’intensa attività live. Nel 1970 pubblicò il suo primo album “Viaggio“, interamente acustico, accolto da grandi consensi, ma fu il secondo, uscito nell’anno successivo, a portarlo alla ribalta, “Volo magico N.1“, must della discografia italiana di quegli anni, a metà tra psichedelia e spiritualità zen. Da allora un via vai di successi, interrotti solo momentaneamente negli anni ottanta perché impegnato in Asia nella sua personalissima esperienza da monaco induista. Nel 2011 ecco il suo ultimo album da solista, “In alto“, anno in cui successivamente si era gettato completamente con Gianni Maroccolo (ex Litfiba, Csi, Marlene Kuntz) nel progetto musicale in crownfunding “Nulla è andato perso“.

“Una cantastorie visionario e un menestrello psichedelico” così si definiva Claudio raccontando le sue innumerevoli vite in una lunga intervista: “una vita da studente, una vita da aspirante rock star, un’altra da aspirante santo indù, un’altra ancora da aspirante ‘normale’ professionista tra broadcast, media e business immobiliare”. La quinta vita doveva essere quella di ‘aspirante musicista di successo’ per poi approdare alle ultime due: “Poi arrivò la sesta. Una grave malattia degenerativa alle ossa mi faceva di fatto malato terminale pur continuando io di fatto, tra stampelle e bastoni, a fare finta di niente e guidare in su per mari e autostrade a fare i mei concerti. Eccoci infine alla settima vita. La vivo da venti giorni o poco più e tutto è successo in meno di 12 ore. Un crollo vertebrale ha determinato un’invasione del midollo spinale e di fatto ho perso l’uso delle gambe. Ho sentito risalire forte da dentro una risata incontenibile accompagnata dalla domanda ‘Ma cazzo, non era sufficiente così? Pure paraplegico ora?'”.

Nonostante la malattia Rocchi non aveva di certo perso la sua voglia di mettersi in gioco, portando avanti il lavoro su cui da anni si era buttato con anima e corpo: “Stavo lavorando a progetti molto importanti e comunque li porterò avanti. Quattro puntate tv per Rai5 sulla mitica ‘Per Voi Giovani’ ed il Festival Per Voi Giovani all’Auditorium Parco della Musica a Roma tra il 19 e il 26 giugno. Non potrò esserci di persona ma la mostra fotografica, la rassegna del cinema Rock, la storia dell’Editoria musicale di quegli anni, una serie di serate d’ascolto condotte da noti media men ed un convegno introduttivo di studio guidato da Renzo Arbore ci saranno tutti. Così come i concerti del 24 e del 25: Osanna, Banco del Mutuo Soccorso, Museo Rosenbach, Premiata Forneria Marconi”. Nella serata conclusiva avrebbe dovuto suonare anche lui, insieme a Battiato e a Maroccolo, ma, proprio quando stava per intraprendere la sua settima vita, Claudio se n’è andato, ed il vuoto su quel palco all’Auditorium sarà incolmabile.

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