Giubileo 2015. Quali sono i rischi?
In questi giorni la minaccia più impellente che attanaglia un po’ tutta l’Italia, ma soprattutto i cittadini romani, è cosa accadrà alla vigilia dell’8 dicembre per l’inizio del Giubileo. Molte sono le domande che si pongono i cittadini, in primis vogliono effettivamente conoscere quale sarà il livello di protezione garantito; ma soprattutto bisognerà capire quale dovrebbe essere il comportamento da adottare alla luce di una nuova era di angoscia, iniziata a partire dal 13 novembre scorso. Nella città santa del Vaticano, circa 30 milioni di pellegrini attraverseranno la porta santa della Basilica Vaticana, dall’8 dicembre 2015 fino al 20 novembre 2016; un evento fortemente voluto da Papa Bergoglio, con lo scopo di aprire le porte a tutti i pellegrini del mondo, per ribadire l’ospitalità della chiesa cattolica e le proprie “porte” sempre aperte, soprattutto ai poveri. Ora, però, alla luce di questa Europa cambiata dopo gli attentati di Parigi, il quesito maggiore verso il quale tutti sono rivolti è: si può evitare il Giubileo alla luce delle minacce e del clima di tensione e terrore che attanagliano il mondo e soprattutto la capitale o è necessario celebrarlo? Prima bisogna capire cos’è il Giubileo e cosa rappresenta per la chiesa.
Le sue origini risalgono al mondo ebraico quando esso era un anno, dichiarato santo, che cadeva ogni 50 anni, nel quale si doveva restituire l’uguaglianza a tutti i figli d’Israele, offrendo nuove possibilità alle famiglie che avevano perso le loro proprietà e perfino la libertà personale. Ai ricchi, invece, l’anno giubilare ricordava che sarebbe venuto il tempo in cui gli schiavi israeliti, divenuti nuovamente uguali a loro, avrebbero potuto rivendicare i loro diritti. La Chiesa cattolica ha iniziato la tradizione del Giubileo con Bonifacio VIII nel 1300. All’inizio la cadenza tra un Anno Santo e l’altro era di 50 anni, ma poi fu dimezzata per consentire a ogni generazione di viverne almeno uno, a causa dell’alto tasso di mortalità.
Il Giubileo è tra i momenti più importanti della vita della Chiesa. Per i pellegrini che vengono a Roma (se ne stimano per questo anno circa 30 milioni), il Giubileo è l’occasione per ricevere l’indulgenza plenaria, ovvero la cancellazione totale delle pene previste per i peccati commessi. Le condizioni sono essenzialmente quattro: attraversare almeno una porta santa, confessarsi, comunicarsi e pregare secondo le intenzioni del Papa. È normale, alla luce degli attentati di Parigi e della conferma che anche l’aereo russo in viaggio da Sharm el Sheik e schiantatosi nel Sinai fosse un atto terroristico dell’Isis, aver paura che accada qualcosa anche a Roma, dal momento che in un ultimo video rivendicato dall’Isis compaiono i tre simboli della nuova Europa, il Big Ben, la Tour Eiffel e appunto il simbolo della città di Roma, il Colosseo.
Il Vaticano ovviamente è stato più e più volte minacciato in quanto fulcro della religione Cristiana. Valgono a poco tutte le raccomandazioni dei vari capi di Stato, o il fatto che le forze dell’ordine vigilino sulla città in modo più assiduo e con più frequenza e presenza; ad oggi prendendo la metropolitana si trovano dislocati ai tornelli di passaggio ai treni alcuni soldati dell’esercito, ma tutto ciò non tranquillizza comunque gli animi, perché oggi il nemico può essere chiunque. L’aumento della sicurezza non significa che in un momento di meno allerta i terroristi non possano tornare a colpire, ma anzi alla luce di un evento mondiale religioso, come quello che ci sarà a Roma a partire dall’8 dicembre e per tutto l’anno seguente, la possibilità maggiore è che la capitale vedrà la possibilità di un qualche attentato, volto non solo ad abbattere spiritualmente e religiosamente la città, ma volto a chiudere il cerchio dell’effetto domino che ormai si sta riversando sul mondo intero e soprattutto in Europa. Non celebrare il Giubileo, per il mondo religioso romano, rappresenterebbe un quieto consenso di rassegnazione alle dinamiche di terrore, anche se a volte è meglio prevenire un caso che agire dopo che esso sia accaduto.
L’ideologia del terrorismo è proprio quella di incutere terrore, ma in realtà, nel caso della nostra città è come se dovessimo essere certi di un qualcosa che con molta probabilità accadrà, perché la sensazione di angoscia è palpabile già nell’aria e perché la paura c’è anche in tutti i gesti quotidiani dei cittadini, che non sanno se vivere nella normalità, la stessa normalità nella quale hanno visto la morte i cittadini parigini, o vivere nella paura. Le uniche certezze che oggi abbiamo sono che il Giubileo a Roma si farà e durerà un anno, che sicuramente aumenteranno le misure di sicurezza, che delle minacce reali effettive di un gruppo estremista islamico relative alla città di Roma ci sono, ma c’è anche la speranza che tutto ciò non accada.