A tu per tu con Maurizio De Giovanni
Scrittore, sceneggiatore, autore, ma soprattutto napoletano. Incontrare Maurizio De Giovanni è come aprire una finestra su Napoli ed insieme ripercorrerne il cammino. Volti, strade, vicoli, gioie e dolori, espressioni sublimi dell’animo umano partenopeo trasudano in ogni sua pagina coinvolgendoti e appassionandoti.
Scrittore, sceneggiatore, autore, ma soprattutto napoletano. Incontrare Maurizio De Giovanni è come aprire una finestra su Napoli ed insieme ripercorrerne il cammino. Volti, strade, vicoli, gioie e dolori, espressioni sublimi dell’animo umano partenopeo trasudano in ogni sua pagina coinvolgendoti e appassionandoti. La storia di Maurizio è quella di un impiegato di banca che diventa scrittore vincendo un premio nazionale (Tiro Rapido) riservato a giallisti emergenti. Quel racconto sarà la base di partenza di un romanzo edito dalla Graus e riedito dalla Fandango dal titolo Il senso del dolore – l’inverno del Commissario Ricciardi. Correva l’anno 2007 e da lì in poi la carriera di De Giovanni è decollata di pari passo con le stagioni del Commissario Ricciardi traghettandolo negli scaffali di tutte le librerie italiane. Sei gialli (le quattro stagioni edite da Fandango, più Natale e Pasqua editi da Einaudi) ambientati nella Napoli fascista degli anni trenta risolti da un commissario molto particolare, dalla personalità complessa che custodisce un segreto pieno di dolore che paradossalmente lo aiuta a risolvere i casi di omicidio sui quali indaga. I riconoscimenti non sono mancati: 2 premi Scerbanenco (2010-2012), premio Camaiore e premio Giuseppe Imbuci 2011, e la ciliegina sulla torta è arrivata nel 2012 quando Riccardo Scamarcio e Valeria Golino hanno acquistato i diritti del romanzo Per mano mia – il Natale del Commissario Ricciardi per farne una fiction televisiva alla quale Maurizio collaborerà in fase di sceneggiatura. Da grande tifoso napoletano ha pubblicato anche diversi racconti a tema calcistico relativi ai trionfi passati del Napoli di Maradona, e recentemente ha iniziato con Il metodo del coccodrillo una nuova saga ambientata nella Napoli di oggi con protagonista un’altra figura particolare: il commissario Lojacono. {ads1} Buongiorno Maurizio, la prima domanda è d’obbligo: chi è il Commissario Ricciardi? Come sta oggi, dopo aver risolto sei gialli? Sono il primo a essere sorpreso che Ricciardi sia arrivato fin qui. La casualità dello sviluppo di questa mia strana carriera letteraria non mi ha mai consentito di pianificare a medio e lungo termine, è stato tutto così improvviso che ogni romanzo è stato, alla fine dei conti, fine a se stesso. Sono portato a credere che anzi sia questa, la forza di Ricciardi e del suo mondo: non programmando, non organizzando, fatalmente è tutto più vero, meno prevedibile. Quindi risponderei che il buon commissario Luigi Alfredo Ricciardi, che vaga per una città popolata di vivi e di morti di cui percepisce l’ultimo pensiero, sta molto bene.
L’idea vincente di ambientare le stagioni di Ricciardi nella Napoli degli anni trenta, come ti è venuta? Gli anni Trenta hanno una motivazione incidentale: Ricciardi nasci durante un concorso al Gambrinus, al quale fui iscritto per scherzo da alcuni amici e che vinsi, dando inizio all’attenzione sul personaggio dal mondo dell’editoria. L’ambientazione liberty del meraviglioso locale mi portò, istintivamente, a costruire quell’ambientazione. Poi il fastidio che ho per la polizia scientifica e quel tipo d’indagine mi ha portato a lasciare Ricciardi dov’era nato, anche nei romanzi che seguirono.
Quali e quanti fonti hai utilizzato nel ricostruire il clima di quegli anni? Utilizzo ogni tipo di fonte, aiutato anche da alcuni… angeli che mi danno una mano. Fa molto la narrativa dell’epoca, più dei giornali che erano sottoposti a censura. Le fotografie degli archivi Parisio e Troncone mi aiutano tantissimo, e la saggistica ancorché piuttosto limitata è ben fatta, anche se in un libro di seicento pagina a volte mi è utile un solo capoverso. Poi ci sono le canzoni, e la memoria degli anziani. Utilizzo tutto il possibile, per costruire un’ambientazione che sia credibile.
Com’è iniziata la tua storia di scrittore? Tu lavori in banca…… Come ti dicevo è iniziato tutto con un concorso al quale sono stato iscritto per scherzo, e che ho invece vinto contro ogni previsione. Poi la cosa è andata crescendo a dismisura, fino a diventare così… ingombrante che dovrò prendere qualche decisione più radicale dell’attuale part time verticale che ho scelto. Tuttavia mantenere il mio lavoro è anche una garanzia di libertà, che mi consente di non scrivere se non ho storie.
Dalla tua penna è nato da poco anche l’ispettore Lojacono: che tipo è e cos’ha di diverso da Ricciardi? Lojacono è il protagonista de Il metodo del Coccodrillo, uscito nel 2012 da Mondadori e che mi ha riservato davvero immense soddisfazioni, prima fra tutte il Premio Scerbanenco che mai fin qui era stato vinto da un meridionale. Di diverso dai romanzi di Ricciardi c’è anzitutto l’ambientazione, che è contemporanea, e la visione della città ovviamente molto diversa. I protagonisti hanno delle similitudini, chiusi e ombrosi, ma anche delle differenze: Lojacono conosce l’amore e lo ha perduto, ha una figlia che ama da morire, ha dentro una forte rabbia per quello che gli è stato sottratto; Ricciardi dell’amore ha paura, non gli si accosta, e prova dolore più che rabbia. Il prossimo romanzo ha Lojacono tra i protagonisti.
L’altro tuo grande amore: il Napoli. I racconti sono fantastici. il Napoli di Benitez potrà ispirare ancora altre pagine? Oh, finalmente parliamo di cose serie! La mia più grande passione è la squadra azzurra, e i racconti (grazie per il complimento!) esprimono blandamente l’amore che porto a quella maglia. Ho grande fiducia in Benitez e nel progetto di De Laurentiis, e sono ansioso di scrivere ancora pagine … epiche sull’argomento!
La fiction su Ricciardi: Scamarcio e Golino hanno acquistato i diritti. Quando lo vedremo in onda? L’opzione che avevano acquistato è scaduta; purtroppo la saga di Ricciardi è in costume, e questo implica dei costi che mal si accordano all’attuale crisi economica condivisa anche dal settore televisivo. Ci sono alcuni interessi, però, che potrebbero concretizzarsi a breve, anche sulla serie contemporanea.
Sei passato da Fandango ed Einaudi: differenze? Io in Fandango mi sono trovato benissimo, un ambiente familiare e con grandi professionalità; ovviamente Einaudi, che fa parte del maggior gruppo italiano nell’editoria, è in grado di fornire un supporto notevolissimo alle storie. Credo di essere nella migliore situazione possibile per un autore italiano del genere nero.
Cosa bolle in pentola: a cosa stai lavorando? Il 25 giugno esce I Bastardi di Pizzofalcone, da Einaudi Stile Libero, di cui il Metodo del Coccodrillo è un prequel. Faccio un esperimento che non c’è nel romanzo italiano di genere, quello di collocare nel ruolo del protagonista non un personaggio ma un’intera squadra, sul modello dell’87° distretto dell’immenso EdMcBain. L’editore è molto soddisfatto e se la risposta dei lettori dovesse essere quella che ci auguriamo anche il romanzo che uscirà per Natale dovrebbe essere di questa stessa serie. Ricciardi a quel punto uscirebbe nella prossima primavera.
Per chiudere: dammi almeno tre buoni motivi per leggere la saga del Commissario Ricciardi. Non sono certo io a poter esprimermi in tal senso, lo sai che per un padre i figli sono tutti bellissimi. Credo che un libro sia un biglietto per un viaggio, da qualche parte e in un tempo che non siano i nostri, e che Ricciardi accompagni in un’altra epoca chi lo legge. Tutto qui.