Turchia: forme di violenza gratuita
Drastiche le ultime dichiarazioni del premier turco Erdorgan ad Ankara che minaccia di procedere allo sgombro forzato dei manifestanti ad Istanbul e alla repressione militare delle proteste, accresciute di forza con gli scioperi proclamati negli ultimi giorni e dichiarati illegali.
Il crescendo di violenza nella contrapposizione tra forze dell’ordine e manifestanti è sintomo di un dissesto politico emerso da una manifestazione pacifica, silente e sotterraneo e messo a tacere, fino ad ora, dalle misure conservatrici e illiberali del leader dell’AKP (Partito per la giustizia e lo sviluppo).
Esplodono gli scontri, numerosi i feriti e gli arresti forzati, tra cui quello del giovane fotografo livornese, Daniele Stefanini, pestato e malmenato nel quartiere di Bayrampasha dalla polizia, arrestato in segreto fino al rilascio di poche ore fa, in seguito all’intervento della Farnesina e grazie all’aiuto del Consolato Generale di Instanbul. Emma Bonino ha dichiarato di sentirsi coinvolta in prima persona affinché venga garantita la “massima assistenza” al ragazzo rilasciato e per la tutela dei reporter e giornalisti vittime della repressione violenta.
Amnesty International si è mobilitata denunciando la violazione di libertà fondamentali quali il diritto alla manifestazione pacifica, allo sciopero, alle cure mediche e il più ampio diritto alla libertà di espressione, di sicurezza e il divieto di trattamenti inumani e degradanti.
L’ONG ha inoltre inviato un osservatore per valutare lo stato di crisi, queste le dichiarazioni del ricercatore Andrew Gardener: “Dopo una notte di scioccante violenza da parte della polizia, le autorità stanno negando un giusto trattamento alle persone fermate. La polizia deve rilasciarle immediatamente oppure rivelare il luogo in cui sono detenute e permettere le visite dei familiari e degli avvocati.[…] Le proteste erano pacifiche e non vi è alcun motivo legittimo per vietare tutte le forme di protesta nella zona. Piccoli gruppi di manifestanti cantavano slogan in diverse zone di piazza Taksim. La polizia prima ha avvisato le persone di lasciare la piazza e poi ha attaccato da almeno due postazioni con gas lacrimogeni, cannoni ad acqua e granate stordenti, spingendole fuori dalla piazza. Vi sono segnalazioni dell’uso di proiettili di plastica da parte della polizia e dell’arresto di medici che lavoravano nelle strutture mediche di fortuna presenti. È assolutamente inaccettabile che i medici siano minacciati di azioni giudiziarie per aver fornito cure mediche a persone in stato di necessità, devono essere rilasciati immediatamente e qualsiasi minaccia deve essere rimossa […] Mentre ho osservato le proteste a Taksim o nella vicina Cihangir dalle 20.30 fino all’alba, non ho mai visto alcuna violenza da parte dei manifestanti contro la polizia, invece questa ha intrapreso continue cariche“.
Inoltre durante le proteste in corso a Istanbul, che durano ormai da quasi tre settimane, Amnesty International ha ricevuto notizie costanti e credibili di manifestanti picchiati dalla polizia al momento dell’arresto e trasferiti in custodia dove sono stati loro negati cibo, acqua e l’uso dei servizi igienici fino a 12 ore. A tal proposito si dice scioccata Angela Merkel che critica aspramente i fatti di Istanbul di totale rottura con il senso di libertà promosso e condiviso a livello europeo. L’allarme per il dilagare della guerriglia urbana fa levare da più fronti la richiesta di un intervento incisivo da parte delle comunità internazionali per la pacificazione delle proteste e la salvaguardia dei diritti offesi.
di Eva Del Bufalo