Pillole di cianuro e altre malvagità da red carpet

Prime giornate e prime “toppe” al RomaFictionFest. Non ci si trasforma in direttore artistico “tuttofare” con un colpo di bacchetta magica. L’assenza di Carlo Freccero è la presenza è più ingombrante dell’evento. Già dai primi vagiti di questa kermesse le lacune dell’organizzazione sono evidenti. Programmi cartacei e on line che non coincidono, proiezioni per la stampa quasi ad intuito, le locandine delle opere poste all’ingresso delle strutture penosamente sgranate. Tentativo di farsi perdonare nella seconda giornata: un interessante sciarada/caccia al tesoro per riuscire a capire “inqualesaleechecosacisifaceva”. Imbarazzante.

Ok il basso profilo ma rasoterra è un po’ troppo: cadono nel più totale anonimato il ritorno del Telegatto e Il Premio Bixio. A un lavoro invisibile dell’Ufficio Stampa corrisponde poca gente in sala. Ad applaudire i premiati Marco Bocci e Miriam Leone (talmente bella e brava da potersi permettere di indossare abiti di Mugatu) Pippo Baudo e pochi intimi, così come per la premiazione dei giovani sceneggiatori a cui nella precedente edizione era stato dato, giustamente, molto spazio.

Ma è soprattutto l’aspetto glamour a piangere lacrime amare. Un festival per funzionare deve essere anche fashion, c’è poco da fa’, e sono fondamentali le star. Il “red carpet” all’ Adriano è interno e percorribile in circa 12 secondi, decisione ovvia se si voleva evitare che il 280 direzione Mancini schiacciasse orrendamente le stelle o presunte tali, e il 301 facesse sparire le tracce del misfatto, tempi di arrivo dell’ ATAC permettendo. La madrina del festival, Simona Tabasco, appare palesemente inadatta. Per carità è un’attrice brava e simpatica e le auguriamo un futuro radioso che certamente avrà ma, e qui torniamo alla famosa bacchetta magica, non ci improvvisa animali da palcoscenico se finora abbiamo svolto solo il lavoro di attrice cinematografica (intrapreso neanche troppo tempo fa).

Si ha l’impressione che in ogni situazione che non sia una proiezione manchi totalmente qualcuno che prenda le redini della situazione. Nella serata che ha aperto le danze, prima del film di Marco Tullio Giordana, sul palco il regista, i produttori e la Detassis lasciati boccheggiare come pesci fuori da un acquario dai tecnici del suono, niente cast di “Lea” sul palco a ricevere il dovuto omaggio della sala e ovviamente fatti fuoriuscire da una porta di servizio per respingere le orde (?) di fan in delirio in via della Conciliazione. Insomma Freccero e l’Auditorium mancano come l’acqua nel deserto, come le curve ad un derby, come un Sindaco ad una città.