Bella e perduta: un dramma sull’indifferenza umana
Già presentato al Festival di Locarno, il 19 novembre esce nelle sale italiane il film Bella e Perduta, pellicola indipendente del regista Pietro Marcello. Nata come episodio di un progetto documentaristico più ampio, la storia di Tommaso Cestrone e della sua lotta per salvare la reggia di Carditello è diventata una denuncia, spietata e poetica al tempo stesso, dell’indifferenza e della brutalità umana. Il giovane regista ci fa intraprendere un viaggio alla riscoperta della bellezza di un’Italia tanto più vicina a noi quanto dimenticata e abbandonata a sé stessa.
Tommaso Cestrone è il simbolo di chi riconosce e apprezza la bellezza anche se non possiede parole per difenderla, e lo fa quindi nel modo più antico e naturale possibile, prendendosene cura. Un eroe moderno e al tempo stesso un emarginato che ha intrapreso una lotta difficile, quella di chi si oppone al sistema industriale e al degrado causato dalla speculazione moderna, a quello “sviluppo senza progresso” pasoliniano che calpesta la bellezza per un tornaconto economico. Una causa per la quale sacrificherà la sua stessa vita: il 25 Dicembre 2013 infatti Tommaso viene stroncato da un infarto, lasciando dietro di sé una preghiera, quella di accompagnare Sarchiapone (voce di Elio Germano), un bufalo maschio da lui salvato e altrimenti destinato a morte certa, al nord. Compagno di viaggio di questo “schiavo dell’uomo” lo “schiavo degli immortali” Pulcinella, non quello della commedia dell’arte ma quello dall’ancestrale ruolo di intermediario tra vivi e morti (interpretato da Sergio Vitolo).
Un percorso complesso, onirico eppure violentemente realistico, che sovrappone diversi livelli narrativi: dal documentario alla fiaba, dal realismo magico alla maschera teatrale. La reggia di Carditello, antica residenza Borbonica poi finita preda di ladri, vandali e cammorristi, diventa emblema del rapporto conflittuale tra uomo e natura, arte e denaro. Il tutto narrato dal punto di vista del bufalo, il primo dei maltrattati, al quale l’umantità ha estirpato anche il solo diritto di possedere un’anima. Un viaggio della speranza che si chiude in un epilogo crudo e commovente, perché, come ci ricorda Sarchiapone “i sogni e le fiabe, anche se irreali, devono raccontare la verità”. Bella è perduta è un sogno doloroso e alienante dal quale non possiamo svegliarci, perché parla di noi. Un itinerario alla scoperta dell’antichità di questo paese supportato dalla scelta tecnica di girare con una cinepresa a manovella 16mm e quindi di tornare alla pellicola invece di optare per il digitale, con il desiderio di salvare, usando le parole di Pietro Marcello, quell’ultimo “aspetto alchemico del cinema”.