L’atlante delle città, in viaggio a teatro

Domenica 15 Novembre va in scena a Centrale Preneste Teatro “L’atlante delle città”, uno spettacolo di Tam Teatro Musica e Antonio Panzuto, che racconta di viaggi e macchine fantastiche. Qualche anticipazione? Ne parliamo con Andrea Panzuto, interprete e regista di questo lavoro.

“L’atlante delle città” si ispira a un romanzo di Italo Calvino. In cosa si traduce questo richiamo?

Le Città Invisibili di Italo Calvino, del 1972, è un testo che snoda un elenco di città (tutte con il nome di donna) che Marco Polo racconta di aver visto al Kublay Kan, l’imperatore dei Tartari. Alla luce di quanto lo scrittore descrive, Marco Polo è ignaro delle lingue del Levante e non può che esprimersi altrimenti che con gesti, salti di meraviglia, con oggetti che va estraendo dalle sue bisacce… e palese ed oscuro, tutto quello che mostra ha il potere degli emblemi che una volta visti non si possono più dimenticare né confondere. In questo senso Antonio Panzuto diventa un viaggiatore che racconta i suoi viaggi attraverso un aereo–macchina fantastica che si apre e si trasforma sotto gli occhi dei bambini diventando aereo ad elica, bicicletta, lanterna magica, atlante di città dove si nascondono storie, personaggi, racconti, immagini, disegni: figure di un film che inizia e si svela lentamente.

Due anni fa questo spettacolo ha subito un riallestimento rispetto alla messa in scena originale del 1992. Come sono cambiate le cose in questo secondo passaggio? 

Lo spettacolo ha viaggiato dal 1993 per tutta Europa ed è stato rappresentato in varie lingue. Il riallestimento è stato riproposto in un Festival Letterario all’aperto a Moruzzo in Friuli, nel luogo dove ha sede il Museo e dove sono esposti gli scritti di un grande viaggiatore, Pietro Brazzà (da cui prende il nome la città Brazzaville in Congo). Lo spettacolo è stato riproposto nella versione praticamente originaria, con alcuni cambiamenti per adattarlo all’aperto nelle serate estive.

Lo spettacolo si muove intorno al racconto di Marco Polo, giocando con i temi della leggerezza e del viaggio. Come è stata costruita la scenografia e come sono stati scelti gli oggetti di scena per accostarsi a questi temi?

Antonio Panzuto è soprattutto uno scenografo e in tutti i lavori in cui appare anche come attore usa la scenografia e gli oggetti come protagonisti del suo lavoro. Lo spettacolo stesso si svolge sotto una tenda del deserto, simile a quella dei beduini dove viene accolto il pubblico che assiste allo spettacolo. Un aereo-macchina teatrale atterra tra il pubblico ed lì ne esce lo stralunato Marco Polo che racconta i suoi viaggi  fantastici in rima. Così Le sue città invisibili sono dappertutto, nella nostra vita di tutti i giorni: si nascondono tra i fogli sparsi della nostra scrivania, tra le corsie del supermercati, tra le foglie degli alberi; ci seguono ovunque, nelle tasche dei vestiti, nel fazzoletto aggroviglialo nella borsa, nel pacchetto delle sigarette. Calvino gioca con le parole e ci spedisce messaggi interplanetari facendoceli trovare per caso sotto la tazza del caffè. La difficoltà è nel saperli riconoscere.

C’è un adattamento in versi del testo. C’è spazio anche per la poesia in questo “Atlante”?

L’atlante delle città  è stato scritto da Antonio Panzuto e riproposto in versi da Vasco Mirandola, il regista dello spettacolo. Il risultalo è un gioco, con le cose e gli oggetti usati per sollevarsi dal mondo così normalmente quotidiano e ritrovarsi lontani… sulle rotte dell’Oriente.