Barriere di filo spinato in Slovenia
Filo spinato intorno a una zona con afflusso migranti in Slovenia. No, non parliamo di campi di concentramento durante in periodo nazista, ma facciamo riferimento ai giorni nostri. Per controllare l’afflusso di migranti è stato deciso di mettere del filo spinato al confine tra Slovenia e Croazia. Si sta provvedendo per costruire una barriera di filo spinato di 80 km; nel mondo della solidarietà le barriere non vengono interrotte bensì innalzate, una sorta di ritorno al “muro di Berlino”. L’esercito sloveno ha, infatti, cominciato a costruire una barriera di filo spinato in alcune parti al confine con la Croazia, con lo scopo di controllare l’afflusso dei migranti. Dopo che il premier Miro Cerar, martedi, aveva annunciato che erano cominciati i lavori per contenere l’afflusso di migranti tramite la costruzione di una barriera a Sotla pri Velikem Obrezu (comune di Brezice) e al valico di Grbina. In conferenza stampa, Cerar ha affermato che per una migliore gestione dell’afflusso di migranti essi verranno indirizzati solo su determinati punti di passaggio. La barriera nascerebbe per prevenire il passaggio del confine in zone boschive o più impervie, dove solitamente è impossibile controllarne l’afflusso. La Slovenia ha iniziato due giorni fa ad usare le barriere di filo spinato al confine con la Croazia. L’operazione avrebbe l’obiettivo di controllare meglio il flusso costante di rifugiati che tentano di arrivare in Austria e in Germania. Ad annunciarlo è stata la televisione TvSlo.
La decisione sarebbe giunta dopo l’allarme lanciato due giorni fa dal governo di Lubiana. Secondo il ministero degli interni sloveno starebbe per arrivare (nelle prossime 24-48 ore) una nuova ondata di migranti nel paese: tra le 20 e le 30 mila persone. Per questo motivo sarebbe stato deciso di fare ricorso a reti metalliche, alte quasi 2 metri, nonché ad una vera e propria barriera di circa 80 km. Cerar non vuole fare la parte del cinico, come il suo omologo ungherese Viktor Orban, che ha fatto costruire il noto muro al confine con la Serbia. Tuttavia, in maniera diplomatica, ammette: «Confermo che la Slovenia non chiude le frontiere, ma con strumenti tecnici vuole bloccare l’ingresso incontrollato dei profughi nel Paese». Le barriere, secondo quanto affermato dal premier, dovrebbero essere temporanee e il confine rimarrà aperto per accogliere un numero sostenibile di migranti. Inoltre tale disposizione, rimarca il premier, è stata necessaria per far fronte alle mancanze dei governi di Vienna e Berlino.
A suo avviso, Germania e Austria stanno rallentando l’ingresso dei profughi nei propri territori, lasciando passare solo 6mila rifugiati al giorno. Ciò potrebbe fare esplodere una vera e propria emergenza umanitaria in Slovenia, che è custode dei confini di Schengen. Il piccolo Paese dell’Europa centrale, in effetti, rischia di non poter garantire gli standard umanitari adeguati ai nuovi arrivati. Ma non mancano critiche anche alla Grecia. Il ministro degli Interni di Lubiana, Gyorkos Znidar, sostiene che Atene non si starebbe impegnando ad attuare i controlli e a respingere chi non ha i requisiti necessari per chiedere l’asilo politico.
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