Crisi, una corsa verso il baratro: il punto di vista delle imprese del Lazio.

Tendenze cessazioni attività in aumento, mortalità imprenditoriale in crescita, i dati del CNA Lazio. Il focus in dettaglio sugli effetti della crisi nella regione Lazio e i livelli di disoccupazione che allarmano gli imprenditori e decimano i lavoratori, presenta uno scenario preoccupante. I dati della Confederazione Nazionale Artigianato del Lazio parlano chiaro, la ripresa economica stenta a farsi sentire e le imprese sono in grande sofferenza.

 Questo il panorama per le provincie laziali, in riferimento al I trimestre 2013 rispetto al II trimestre del 2012, in considerazione delle ore di Cassa Integrazione (CIG): le ore autorizzate di CIG sono aumentate in tutte le province. In termini percentuali, gli aumenti più ampi si sono registrati nel III trimestre nella provincia di Viterbo (+80,1%) e nel IV trimestre nella provincia di Rieti (+49,5%). La provincia di Roma nel IV trimestre del 2012 ha registrato anche l’incremento (+1,5%) più contenuto di ore autorizzate di CIG tra tutte le cinque province del Lazio. In termini assoluti, le ore di CIG raggiungono i loro massimi valori nella provincia di Roma, seguita in ordine dalle province di Frosinone, di Latina, di Viterbo e di Rieti.

A confermare i dati, l’analisi congiunturale del CNA (con la collaborazione del CER) condotta su un campione di 800 imprese della regione e presentata a marzo che fornisce il quadro della situazione della piccola industria per lo scorso anno.
Quasi quattro imprenditori su 10 (57,8%) ritengono che il peggio della crisi debba ancora arrivare. Tre su dieci pensano di essere arrivati all’apice, mentre solo il 3% ritiene che sia passato.
Ne sono causa un’economia che stenta a rialzare la testa, per la contrazione dei consumi (il Pil della regione vede segnali di ripresa, ma ancora timidi e non oltre lo ‘0,’), un credito sempre più difficile e inaccessibile per quattro imprese su 10, mentre il 27,6% ha ricevuto dalla banca una riduzione, una richiesta di rientro o una revoca dei finanziamenti già in essere e una politica non all’altezza di comprendere le priorità delle imprese come semplificazione e lotta la lavoro nero.
Solo il 24,4% delle imprese ha effettuato investimenti nel I semestre del 2012 e solo il 18% prevede di effettuarli nel II, mentre il rapporto tra sofferenze e prestiti alle imprese sfiora il 10%.
Tra gli imprenditori dei più vari settori dilaga il pessimismo, la rassegnazione e la consapevolezza di quanto sia profonda la responsabilità politica per misure incisive riguardo le politiche del lavoro e dell’occupazione, soprattutto giovanile e la necessità di nuove regolamentazioni economiche e sociali per gestire le emergenze e ripristinare i livelli produttivi, i consumi e le conseguenze sociali della crisi.

In considerazione delle ultime misure del Governo Letta, riguardo il controllo di questi livelli storici di disoccupazione in Italia, vogliamo segnalare la difficoltà di adeguamento per la piccola e media impresa per conformarsi alle normative di accesso al lavoro e renderle effettivamente applicabili, tenendo presente l’alto livello di mortalità imprenditoriale e la difficoltà di contenere i costi sociali della crisi. Priorità queste che per il Presidente del Consiglio saranno centrali nel dibattito del prossimo vertice UE, atteso a Roma per il 14 giugno, lo ha promesso di ritorno dal suo ultimo tour europeo,  speriamo che queste impellenti istanze trovino risposta e non rimangano promesse disattese.

 

di Eva Del Bufalo

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