Il ritorno di Peter Pan, un’occasione sprecata

Quella di Peter Pan è una favola senza tempo, che parla ai cuori dei più grandi e dei più piccini. Nel corso degli anni si è vista adattare ai grandi schermi più volte, e non sempre in modo soddisfacente. Quello di Joe Wright è purtroppo un altro sfortunato tentativo di portare l’eterno bambino nelle sale cinematografiche. Pan, in uscita il 12 Novembre 2015, vuole essere un prequel della favola di Peter Pan, ne è invece talmente lontano da farci chiedere dove sia finito il Peter che conoscevamo.

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Il film inizia nella Londra della Seconda Guerra Mondiale dove, tra i bombardamenti, la povertà e il grigiore vediamo Peter (un giovanissimo Levi Miller), orfano vivace e dal carattere sveglio, difendersi dai soprusi della madre superiora che gestisce l’orfanotrofio in cui vive. Fin qui, ci sembra di essere spettatori dell’adattamento di un’opera di Dickens, ma qualche istante dopo lui e gli altri bambini vengono rapiti da una ciurma di pirati venuti dal cielo, ai quali la suora li aveva venduti. Ci troviamo quindi in un film di Bruckheimer, tra pirati e galeoni volanti, quando finalmente arriva qualcosa di familiare: i bambini sbarcano sull’Isola che non c’è. Entra quindi in scena Barbanera, (un truccatissimo Hugh Jackman) accolto dalla folla in delirio che intona senza apparente ragione “Smells Like Teen Spirit“, in una scena che ci fa domandare ancora una volta se, per caso, non abbiamo sbagliato sala. Da questo momento in poi Peter scopre di saper volare, e che la sopravvivenza del regno delle fate dipende solo da lui. Aiutato da James Uncino (Garrett Hedlund), adulto bugiardo e dongiovanni che gli da prova tuttavia di una sincera amicizia, e da Giglio Tigrato (Rooney Mara), il cui personaggio è probabilmente il meno definito, Peter sconfiggerà Barbanera e libererà sia il regno dal potente tiranno, sia i suoi amici dell’orfanotrofio. L’intera pellicola narra il percorso del giovane eroe verso le sue origini, in un viaggio che gli permetterà di scoprire chi erano i suoi genitori e chi è lui stesso, un viaggio che getta però lo spettatore nella confusione più totale.

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Gli effetti speciali e la scelta del 3D creano un impatto visivo che lascia lo spettatore a bocca aperta e rendono le quasi due ore di proiezione un’esperienza indubbiamente affascinante e mozzafiato, priva però di quella dolcezza e quella poesia che eravamo abituati a trovare nella favola di Peter Pan. Un scelta di costumi, una fotografia e un cast di alto livello, che vede anche la presenza di Cara Delevigne nel ruolo di tutte e tre le sirene (forse più apprezzate dai grandi che dai bambini), con un impianto narrativo troppo debole per permetterci di goderne a pieno.