Auchan in sciopero
I centri commerciali, si sa, sono luoghi un po’ particolari; e allora capita di trovarsi a Porta di Roma in un sabato mattina caldo e soleggiato di novembre con i corridoi pieni di persone già in clima da regali di Natale. Ciò che attira maggiormente l’attenzione non sono però i primi addobbi dei negozi e di Auchan, bensì l’insolita musica che proviene dall’entrata pedonale del centro commerciale. Viene dagli amplificatori di un capannello di persone raggruppato sul marciapiede, bandiere attaccate ai lampioni e pasti fugaci: è mezzogiorno e il tepore del sole è anche piacevole.
Sono i dipendenti di Auchan, riuniti nello sciopero della grande distribuzione indetto per il 7 novembre dai sindacati di base e confederati. I ragazzi con i pile rossi aziendali fanno capo alla FLAICA – Federazione Lavoratori Agro.-Ind.Commercio Uniti. Insieme a loro ci sono anche i dipendenti di Ikea a scioperare non solo per richiedere l’aumento di 85 euro lordi nel nuovo CCLN in fase di contrattazione ma anche per riqualificare profondamente il loro lavoro.
Manuela, dipendente e rappresentante sindacale del CUB (di cui FLAICA fa parte) ci racconta infatti come stanno le cose all’interno del grande supermercato. Tutti i dipendenti sono assunti con la qualifica di “addetto vendita”, indipendentemente dalla mansione che effettivamente svolgono all’interno dell’azienda: «Che tu sia panettiere, cassiere o macellaio, all’azienda non importa; siamo tutti inquadrati allo stesso modo, senza tenere conto della nostra professionalità, delle competenze specifiche e quindi degli investimenti che possiamo aver fatto su noi stessi sotto forma di corsi di aggiornamento o esperienza lavorativa». I motivi dello sciopero vanno quindi al di là di quelli indicati dai sindacati confederati. Non si limitano ad un misero aumento di stipendio ma hanno nel miglioramento delle condizioni generali di lavoro lo scopo principale. Condizioni migliori che sono individuate principalmente negli orari e turni di lavoro che ad oggi non sono fissi, non prevedono una rotazione per i giorni festivi e sono tutti part time. 900 euro scarsi al mese per lavorare in una filiale, quella di Porta di Roma, che ha il più alto fatturato in Italia e che vede nei weekend e nei giorni festivi i periodi di maggior affluenza. È ancora Manuela a farci presente che ciò che viene maggiormente imputato ad Auchan è il fatto di non riconoscere nel lavoratore la chiave principale dei successi commerciali del punto vendita ma di considerarli solo delle risorse di cui disporre a piacimento.
Ciò che ha fatto scattare la mobilitazione sono però le richieste di Federdistribuzione che vorrebbe maggior flessibilità nel nuovo CCNL, una diminuzione di circa 2200€ annui detratti da varie voci in busta quali tredicesima e quattordicesima, portare l’orario da teorico a effettivo e il taglio di permessi e ferie. L’adesione all’interno del centro commerciale ha causato l’interruzione del servizio in diversi settori del supermercato, anche se l’obiettivo degli organizzatori, un’adesione totale, è ancora lontano. L’appuntamento è rinnovato per il 19 dicembre, quando queste istanze confluiranno nello sciopero sociale indetto dai sindacati di base.