Gomorra, la serie

Vicende di criminalità organizzata tratte da un libro di successo + regia di Stefano Sollima + produzione Sky = un connubio che la nostra televisione ha già testato e approvato.

A tre anni dalla messa in onda di “Romanzo criminale – la serie”, è in corso la produzione di un’altra fiction destinata a replicare lo share delle puntate sulla banda della Magliana: “Gomorra – la serie”.

Tenendo conto della regola “cavallo vincente non si cambia”, “Gomorra” si avvale di quasi tutto il cast tecnico di “Romanzo criminale” con in più il supporto di altre tre importanti case di produzione: la Cattleya, la tedesca Beta e la Fandango, che detiene i diritti delle trasposizioni cinematografiche e televisive del libro “Gomorra”. Ad avvalorare la qualità di questo nuovo prodotto Sky, è anche la partecipazione di altri due registi che alternano Sollima durante le riprese. Francesca Comencini, che curerà soprattutto gli episodi riguardanti il personaggio di Imma, donna di potere all’interno di un clan camorristico, e Claudio Cupellini, autore di “Una vita tranquilla” (2010), storia di un uomo la cui fuga da un passato criminale è interrotta dall’arrivo del figlio, interpretato da Marco D’Amore. Proprio questo giovane attore casertano sarà Ciro Di Marzio, uno dei protagonisti della serie, che si prospetta di carattere corale proprio come il libro. Ma nonostante Roberto Saviano abbia partecipato alla stesura del soggetto, del romanzo – saggio campione d’incassi non si prende la trama, troppo vicina alla realtà dei fatti, bensì le dinamiche violente e il cima da guerra civile che si instaura tra i clan, che qui sono quelli dei Savastano e dei Conte. «Il suo libro è un universo che contiene decine di altri mondi, il film di Matteo Garrone è uno, in questo nostro film tv ce n’è un altro. Ma se ne potrebbero fare altri dieci di film da quel libro», spiega Sollima riguardo il trattamento della serie, realizzato da Stefano Bises, Leonardo Fasoli, Ludovica Rampoldi, Giovanni Bianconi, Filippo Gravino e Maddalena Ravagli.

A prendere le distanze dal libro e dal film “Gomorra” è anche l’ambientazione. Sembra, infatti, che Scampia e le “vele” non faranno parte dello scenario della fiction dopo la manifestazione in gennaio degli abitanti del quartiere contro le riprese. Al di là del manifesto “Scampiamoci di Saviano” sollevato dal presidente del Movimento Lavoratore Italiano, Alfredo Giacometti, e disprezzato da molti dei presenti, l’obiettivo dell’assemblea era far sì che la camorra venga decontestualizzata da Scampia, sia per evitare nuovamente un’immagine negativa della zona sia per evitare di ridurre il problema “camorra” circoscrivendolo in un solo quartiere. «Perché non raccontare anche altro come lo sportello anticamorra? Un altro racconto non è solo possibile ma doveroso, per questo chiediamo all’amico Roberto di ascoltare le associazioni del quartiere affinché smettiamo di essere una Gomorra…», queste le parole di chi si sente tartassato dai titoli come “Il clan dei camorristi” o “Il capo dei capi”, ritenendo queste fiction siano una mitizzazione dei criminali. Ma a questi pensieri Sollima risponde: «Era necessario. Per rappresentare il Male bisogna starci dentro, con timori, col rischio di mitizzarlo, di generare eroi positivi da criminali di strada. Come sfuggire a questo pericolo? Con l’onestà. Rappresentando, non giudicando, e credete che non è cosa facile perché di fiction si tratta, non di un documentario». Ma fino ad ora, il sindaco De Magistris nega i permessi per girare anche a Scampia, dove Saviano ha ambientato una parte importante dei movimenti del “Sistema”.

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