Venezuela e Bolivia: avamposti di umanità
Sono due paesi dei quali probabilmente non si conosce di preciso nemmeno l’esatta ubicazione geografica, eppure, Bolivia e Venezuela rappresentano oggi uno dei principali avamposti di mutamento antropologico e socioeconomico per il mondo intero.
Due paesi, due presidenti: Evo Morales e Nicolas Maduro, sovraesposti a livello mediatico e continuamente sulla linea del fronte. Di che guerra è facile intuirlo, si combatte la battaglia per l’alternativa, o se vogliamo per la libertà e l’autodeterminazione. Lo ha ricordato qualche giorno fa, Nicolas Maduro, rinfrescando la memoria a quanti avevano dimenticato che il 5 novembre di 10 anni (2005) fa i paesi dell’America Latina sconfissero il progetto macroeconomico statunitense targato Bush dell’ALCA – una strategia commerciale tutta a favore degli americani che attentava alle economie dei paesi latinoamericani.
Rievocazione non casuale, vista la cappa del TTIP che lentamente sta avvolgendo tutto il pianeta, e che presta il dritto alle dichiarazioni del Presidente Morales – praticamente unico accanito oppositore del TTIP insieme a Maduro – rilasciate proprio ieri a Roma a seguito del conseguimento di una laurea di dottorato honoris causa presso l’Università la Sapienza, riguardo ai recenti colloqui con Angela Merkel e gli entourage tedeschi. “Il tempo delle relazioni bilaterali asimmetriche, per noi è finito. Angela Merkel mi ha chiesto di sviluppare una relazione commerciale basata sul rispetto del nostro modello economico alternativo, della nostra differenza che mette al centro la riduzione della povertà e lo sviluppo sociale. Non chiediamo di essere risarciti per 500 anni di rapina, ma relazioni basate sul rispetto”. Lo stesso rispetto che, potremmo osare, è mancato nei confronti della Grecia, che manca come presupposto di base nel TTIP, e continua a mancare immancabilmente laddove si calpesta la dignità della persona umana con presunte priorità e necessità politiche ed economiche.
Una prevaricazione che per alcuni, per fortuna, rimane intollerabile e va sostituita, citando le dichiarazioni di Nicolas Maduro a cavallo tra ottobre e novembre, con una politica improntata all’integrazione e alla solidarietà tra i popoli. Il suo ambito di riferimento è, naturalmente, il bacino latinoamericano e caraibico, con particolare riguardo ai rapporti con Cuba – perno quanto mai controverso per le geopolitica mondiale degli anni a venire – ma si basa su principi la cui legittimità prescinde dai paesi dell’America Latina e che possono essere d’esempio per il mondo intero.
Non si possono paragonare, ovviamente, la complessità dell’economia boliviana o venezuelana con quelle francese o tedesca, nessuno lo nega; ma si possono confrontare i principi alla base, quelli che fanno lo sguardo di un popolo e di una nazione, e nessuno dovrebbe poter negare nemmeno questo: che se esistono governi e società che oggi si basano sul rispetto e sulla dignità della persona umana, a cominciare dalla difesa del diritto di autodeterminazione di un popolo e della lotta all’indigenza, paesi che si battono per guadagnare qualche metro sulla linea del fronte per una società più giusta e solidale, dove l’evoluzione non è misurata solo con il fattore di avanzamento tecnologico, ma con quello umano e antropologico, ebbene questi paesi non sono qui, nel vecchio continente, ma di là dell’oceano. Il cammino dell’umanità verso un futuro migliore non muove i suoi passi in Europa o in America, dove il delirio tecnocratico e finanziario disumanizza le società fino al midollo, ma nel cuore di piccoli paesi dell’America Latina che continuano a battersi per sogni grandissimi.