Domenica 1 Novembre a Centrale Preneste va in scena Astronave 51, una produzione lacasadiargilla in collaborazione con il Teatro di Roma. Scritto e diretto da Caterina Carpio e Alice Palazzi, alle quali si aggiunge in scena Fortunato Leccese, lo spettacolo partendo dal romanzo “Nick e il Glimmung” di Philip K. Dick, ricostruisce in uno scenario futuristico la storia di Nick, bambino terrestre che sta per attraversare un viaggio nello spazio all’interno della sua astronave. Risponde alle nostre domande sullo spettacolo Alice Palazzi, che scrive, dirige e interpreta Astronave 51.

Astronave51 è ispirato al romanzo di Philip Dick “Nick e il Glimmung”. Quanto c’è del libro in questo spettacolo e in che modo si è lavorato sul testo per costruire la drammaturgia?

Nick e il Glimmung” è l’unico romanzo di fantascienza scritto per bambini da Philip K Dick. In questo romanzo sono presenti tutte le tematiche care alla letteratura di Dick: il rapporto con il tempo, l’ecologia, le relazioni di genere, gli esseri alieni, il gioco delle generazioni, l’empatia con gli animali. E naturalmente lo spazio e la scoperta dell’universo. E proprio da queste siamo partite per riscrivere le avventure di Nick che dal Pianeta Terra compie un viaggio fino al Pianeta dell’Aratro. Del libro di Dick è rimasto solo l’inizio, ossia il Pianeta Terra dove a causa della cementificazione e della sovrappopolazione sono diventati illegali gli animali domestici, e per questo Nick decide di partire per salvare il suo animale. Dopo di che la nostra storia sul Pianeta dell’Aratro fino all’incontro con il Glimmung, è stata completamente riscritta da me e Caterina prima e poi messa in verifica e rimaneggiata grazie ad un lungo lavoro di improvvisazioni e scrittura scenica insieme naturalmente a Fortunato, il nostro Nick G.

Questo spettacolo è stato ospite al Festival IF, Invasioni dal futuro, che si è svolto nel mese di Settembre all’Auditorium di Mecenate. In quell’occasione è stato presentato uno studio di “Astronave51”. Che tipo di esperienza è stata?

‘IF/ Invasioni (dal) futuro’ è una rassegna ideata dalla compagnia lacasadargilla che nel settembre scorso ha abitato lo spazio dell’Auditorium di Mecenate con cinque serate proprio intorno ai temi della fantascienza. In quell’occasione abbiamo presentato i primi 30’ minuti di Astronave51 dando ai bambini appuntamento il 1 novembre a Centrale Preneste Teatro per scoprire la fine della storia di Nick. Ci è sembrata una bella occasione per lavorare come ad un racconto a puntate e che è stato importante per noi per raccogliere le prime impressioni dei bambini e del pubblico e per continuare nella scrittura del testo. In quell’occasione abbiamo fatto anche un laboratorio dove abbiamo chiesto a ognuno di disegnare e raccontare una storia su un pianeta sconosciuto oltre il sistema solare. Ci siamo subito rese conto di come, il mondo dello spazio delle stelle e della fantascienza dialoghi naturalmente con la mente dei bambini, maestri nell’inventare e immaginare mondi e futuri possibili.

La storia di Nick è ambientata in un futuro contaminato e grigio. Quale spunto offrire al pubblico più giovane per riflettere in modo costruttivo e “propositivo” nell’immaginare il nostro/loro futuro?

Le storie di fantascienza hanno la caratteristica di moltiplicare le prospettive e i punti di vista, rispondendo alla sola regola che è una domanda: “E se…? Cosa succederebbe se…?”. Per indagare, immaginare, creare, occorre una mente innocente, nel senso letterale del termine. “Una mente libera (quanto e fin dove è possibile) da pre-giudizi, credenze, stereotipi, conformismi, convenzioni e tabù, tutte cose che alimentano, come un fatiscente brodo di coltura, le peggiori forme della convivenza umana”. La fantascienza ha una strutturale fisiologica necessaria comprensione e accoglienza di ciò che è diverso, che rende l’intolleranza e il razzismo impraticabili. Per questo motivo ci è parso naturale pensare alla fantascienza per l’infanzia, non in senso pedagogico, ma per la naturale propensione dei bambini all’immaginazione, alla loro capacità di reinventare regole, linguaggi e relazioni.

 La musica, i costumi, gli oggetti di scena sono pensati per descrivere il futuro, ricorrendo anche a proiezioni video e ad uno studiato disegno luci. Come avete lavorato per costruire scenograficamente il “vostro futuro”?

Immaginarci “il nostro futuro” è stata sicuramente una delle cose inaspettatamente più complicate. Come si veste un ragazzino nell’anno 2051? E come sono fatti gli alieni del Pianeta dell’Aratro? Come sarà il nostro pianeta Terra? Per trovare delle risposte ci siamo prima di tutto riempiti gli occhi con le immagini e i colori di alcuni film di fantascienza che tutti conosciamo. Blade Runner, la Trilogia di Star Wars, 2001 Odissea nello Spazio, ma anche Apollo 13 e tutti i documentari sui viaggi spaziali. Poi naturalmente siamo dovuti tornare con “i piedi per terra”, non facciamo film e non siamo neanche una produzione americana ahime!,  e quindi abbiamo scelto di lavorare su un solo elemento scenico, la nostra astronave, come una scatola mondo, dalla quale attraverso luci suoni e colori e attraverso l’utilizzo di alcune proiezioni l’immaginazione si allarga e si reinventa ogni volta che il viaggio comincia.