Legittima difesa, sapere di cosa si parla
Discussa, invocata, agognata la legittima difesa è grande protagonista del dibattito politico negli ultimi tempi. Complici i casi di cronaca la Lega Nord e la destra in generale hanno erto baluardi in favore della depenalizzazione-estensione dell’ambito di applicazione dell’istituto della legittima difesa. Ma cos’è la legittima difesa e soprattutto ha ragione chi sostiene che le tutele attualmente garantite dal codice penale siano insufficienti?
La legittima difesa è disciplinata dall’art 52 del codice penale il quale prevede che nessuno può essere punito per esser stato costretto a difendere un proprio diritto o un altrui diritto contro il pericolo di un offesa ingiusta, sempre che (e questo è il punto controverso) la difesa sia proporzionale all’offesa. Gli elementi che compongono la legittima difesa sono due: aggressione da un lato e difesa dall’altro. Punto fondamentale però è la “pericolosità della realizzazione” ciò vuol dire che il nostro codice penale già esenta da condanna un comportamento difensivo posto in essere laddove c’è elevata probabilità che si subisca l’aggressione, non è necessario che questa si sia realizzata interamente ma basta il pericolo che si realizzi. Tuttavia questa “pericolosità” deve avere due elementi: deve essere attuale (io ora sono in pericolo, non tra dieci minuti, due ore, dieci ore) e dev’esserci la persistenza del fatto (l’aggressione sta iniziando e non si è ancora conclusa). È poi valutabile anche la reazione difensiva la quale deve presupporre chiaramente necessità di difendersi e una relativa valutazione sulla possibilità di fuga. Nell’occhio del ciclone, però, vi è un altro aspetto: la proporzionalità. In via esemplificativa: se vengo aggredito con un coltello svizzero non posso reagire con un kalashnikov. Questo elemento al centro, da innumerevoli anni, del dibattito politico è stato riformato nel 2006 con una legge che ha aggiunto 2 nuovi commi all’art.52. Tali commi prevedono che si presuppone proporzione (quindi chi si difende, l’aggredito, non deve dimostrare al processo la proporzione, non ha quest’incombenza) quando si è aggrediti in determinati luoghi come possono essere il domicilio o un esercizio commerciale. Chi però difende la propria incolumità o quella altrui deve farlo con un’arma legittimamente detenuta. Questo non significa che qualora io mi difenda in casa mia c’è sempre legittima difesa bensì che qualora lo fosse questa sicuramente verrebbe riconosciuta come proporzionale se nessuno porta prova del contrario.
Ora la legge Stacchio proposta dalla Lega Nord mira ad eliminare il reato di eccesso di difesa, partendo in soldoni dall’assunto che “in casa mia comando io”. Aldilà del dato di fatto che il diritto alla vita grazie a Dio è sempre bene superiore a quello patrimoniale, si può provare ad analizzare tre delle argomentazioni principali addotte dai leghisti:
- Se tu non entri in casa mia, non rischi niente. Giusto e il mondo sarebbe un posto migliore. Ma chi mi dice che io sia entrato in casa e che tu invece non mi abbia aperto? Simulare un’aggressione e spacciarla come personale legittima difesa non è poi così difficile. Certo resta il reato di omicidio ma l’eccesso di difesa è ancora un argine utile in tal senso. Non sempre chi è in casa sua è un angelo benedetto dal paradiso e anche il rischio di equivoci in caso di deregolamentazione aumenterebbe.
- Non posso verificare se il ladro è armato e quanto è armato. Un intervento sulla proporzionalità già c’è come si è visto. Se sei in casa e ti difendi legittimamente sicuramente nessuno ti dirà che è eccesso di difesa. Il problema sta a monte, il pericolo deve essere attuale e persistente ciò vuol dire che non si può sparare dal balcone verso qualcuno nel proprio giardino, perché in quel momento si ha il tempo di chiamare la polizia, di agire in modo diverso.
- Non c’è certezza della pena. Non è proprio così. A volte anche la magistratura sbaglia, a volte anche la giustizia ha dei limiti. Ma vivere in uno Stato di diritto, vivere in un sistema dove comanda la legge e non la forza ci permette ancora e semplicemente di vivere.
Tutto questo per dire che parlamentari con la pistola in tv, cittadini strumentalizzati per un pugno di voti e sproloqui filo-americani sulla scia del “quanno ce vò, ce vò” andrebbero ridimensionati. Andrebbe inoltre rammentato come la disciplina sulla detenzione delle armi è da anni uno dei punti più discussi e criticati negli stessi Stati Uniti, dove il clima liberal porta la croce di migliaia di vittime e che in questo, almeno in questo, l’Europa e l’Italia sono all’avanguardia. Andrebbe infine ricordato che le posizioni del nostro codice penale risalgono al 1931, periodo fascista. E pensare che i fascisti erano più moderati dei loro attuali discendenti non solo sembra un paradosso ma anche un giudizio impietoso del nostro tempo.