Gian Paolo Montali : “Pallotta come presidente è bruciato!”

“Quando uno viene alla Roma rimane tifoso tutta la vita. La Roma è riuscita a togliere la maglia dell’Inter a mio figlio” – esordisce così, ai microfoni di Te la do io Tokyo, l’ex D.G. GialloRosso Gian Paolo Montali  uno che non solo di calcio, ma di sport in genere, ne ha masticato parecchio.
Sulla Roma Americana, che ha conosciuto ‘da dentro’ e con cui è giunto ad una separazione consensuale, ha le idee chiarissime:

“Hanno fatto bruciare un Presidente come Pallotta”. Traspare stima nei confronti del Presidente, una stima che invece non tocca la Dirigenza italiana. “Devono essere altri a parlare, non lui. E bisogna parlare di altre cose. Imputo la colpa a chi doveva e deve farne le veci: un Direttore Generale, un Direttore Sportivo, un CEO… questa è una cosa che si paga sulla distanza. La Roma – e io non vedo altre contendenti per lo scudetto – paga questo scollamento e rischia, così, di non vincere il tricolore. Pallotta è bruciato, come Presidente. In una città come Roma, che gioca per vincere, serve gente con gli attributi. Quando arrivarono gli Americani – avevo un contratto di 2 anni ed ero l’unico che sulla carta doveva rimanere – io pagai il fatto di dire che i vari Bruno Conti… dovevano restare anche loro. Ma ci vogliono gli attributi, personalità, cultura sportiva e mentalità vincente, altrimenti si penalizza la squadra e l’allenatore”.
Sono rimasto deluso. Conoscendo la mentalità americana, ero convinto che avrebbero portato persone di valore e contributi importanti. Ma anche Roma deve farsi un esame di coscienza: noi abbiamo paura del cambiamento. Invece bisognerebbe avere paura di rimanere uguali. Ma questo cambiamento è stato gestito male anche perché Pallotta è negli USA e la delega che lui ha dato è arrivata a persone che non parlano lo stesso linguaggio”.

“Mi ha dato molto fastidio – ed è per questo che me ne sono andato di comune accordo – quando ho sentito dire che il nuovo che avanzava voleva ‘DeRomanizzare’ Roma“.
“Il tifoso della Roma è molto migliore di quanto si pensi: è rapido, veloce, è tutto meno che stupido. Poi, certo,se non arrivano i risultati… A prescindere dalle classi sociali, i tifosi romani sono persone sveglie”.

“Bisognerebbe essere dentro per capire ruoli e competenze dentro la Roma. Chi faccia cosa. Pallotta deve stare attento a chi deleghi. E serve un uomo forte che sia in grado di parlare a tutte le componenti della Roma. La delega non è una cosa semplice, visto che non si può avere il controllo su tutto. Per governare una squadra come la Roma servono persone con competenze specifiche. Una delle cose che ha funzionato malissimo in questi anni è la Comunicazione. La mano destra non ha idea di cosa faccia la sinistra: vengono dette cose che si contraddicono”.
“Con Capello, Mourinho… la Roma vincerebbe, perché sono allenatori che non si fanno coinvolgere emotivamente. Garcia mi piace. Quando è arrivato ha portato una intensità importante, si vedeva la sua mano, la sua impronta. Il Campionato italiano ha tecnici bravi e preparati che lo hanno capito, nei punti deboli. Ora la Roma deve fare il salto di qualità nella capacità di adattare i moduli, perché non ti puoi presentare sempre allo stesso modo, pena vedere annullare le tue qualità”.
“Sia la Banca che gli Americani mi avevano chiesto di preparare un piano in 3 anni per far vincere la Roma. Poi alcune cose sono state prese ed utilizzate, altre meno. La mia idea era consolidare alcune risorse che già c’erano ma portare anche giocatori con la mentalità vincente. Ci eravamo mossi per tempo ma poi le cose non sono state fatte”.