Lobster mania: Roma come il Maine
Ne avrete sentito parlare in molti. In pochi avrete capito di cosa si tratta veramente, e nonostante le delucidazioni qualcuno di voi potrebbe comunque essere rimasto scettico. Ma non vi preoccupate, lo stupore è un ingrediente fondamentale per avvicinarsi a questo nuovo piatto prima di diventare dipendenti da quella che si appresta ad essere la nuova moda culinaria dell’anno.
È evidente, stiamo parlando della lobster mania, che ha introdotto nei menù dei ristoranti un piatto inedito: il lobster roll. Si tratta di un panino con polpa di astice – un sorta di hot dog che al wurstel sostituisce il gustoso e raffinato crostaceo – che, accompagnato generalmente dalle patatine fritte, viene proposto ad un prezzo competitivo (a circa 18 euro), in perfetta linea con il background da cui è stato attinto: il tradizionale street food americano.
Questo piatto, che alla raffinatezza affianca la golosità, partendo dall’oltreoceano, si è fatto lentamente strada nel nostro Paese fino a giungere a Milano, precisamente nel padiglione degli Stati Uniti di Expo 2015, dove è stato provato e successivamente adorato dai visitatori.
Una delle qualità della ricetta sta nell’aver trasformato un piatto che generalmente si gusta attraverso l’utilizzo di pinze e forchettine, in un gustoso panino da mangiare con le mani dimenticando il galateo. Il lobster roll ha messo d’accordo proprio tutti, perché rispecchia lo stereotipo dello street food ma è rivisitato in chiave chic.
Persino la catena McDonald’s non è riuscita a resistere a questa moda e nel mese di giugno, dopo il McAngus e il McVeggie, ha lanciato per poche settimane al prezzo di 10 euro il panino McLobster: una trovata ad hoc per dimostrare che la catena è in grado di offrire anche pietanze gourmet.
Nato nell’East Coast e diffusosi a macchia d’olio in tutti gli Stati Uniti, questo piatto è così idolatrato che gli abitanti del Maine, ogni anno, vi dedicano una festa a tema. Non c’è da stupirsi di ciò essendo questo Stato uno dei maggiori fornitori di astici del mondo. La sua popolazione, infatti, nutre un vero e proprio amore verso questi crostacei. La cottura e la preparazione del pesce sono considerate un’autentica arte e in quanto tale seguono delle regole ben precise: ad esempio, l’astice deve cuocere al vapore dell’acqua marina e, una volta pronto, deve essere pulito esclusivamente con le mani senza alcun utensile metallico, così da evitare che ne venga contaminato il sapore originale.
Roma, di fronte a questa nuova moda, non ha voluto farsi trovare impreparata e, in pochissimo tempo, ha vestito i panni a stelle e strisce, con la complicità di alcuni locali, mettendosi ai fornelli per proporre ai suoi abitanti il piatto incriminato. Non sappiamo se gli chef di questi locali rispettino tutte le regole americane, ma quel che è certo è che il risultato al palato risulta ottimo.
Ted Burger & Lobster (Via Terenzio, 12). Questo ristorante sito nel quartiere Prati, che ha aperto le sue porte il 19 settembre scorso, si accinge ad essere il tempio del lobster. Seguendo il binomio junk-chic, Ted, propone piatti tradizionamente semplici come club sandwich, mexican tacos o burger in una versione ricercata, affiancandovi cocktail preparati a regola d’arte dai barman che presidiano lo spendido bancone a vista. Piatti di punta, ovviamente, sono l’astice intero e il lobster roll, che qui viene servito con patatine fritte e insalata di stagione, e preparato seguendo la ricetta originale: il panino leggeremente tostato nel burro viene farcito con polpa d’astice cotta a vapore su un letto di insalata e condito con maionese. Una volta provato l’innamoramento è assicurato!
Meat & Lobster (Via dei Sabelli, 167 ). Nato da poche settimane, Meat & Lobster, differentemente dai suoi “cugini”, non prevede nel menù il lobster roll, ma nonostante ciò ha accolto la moda dell’astice tra le sue mura. Il locale, infatti, propone ai suoi clienti un percorso culinario che dà la possibilità di gustare come seconda portata l’astice cotto alla griglia o al vapore. Proprio questo ci ha spinto ad inserirlo nella lista, e chissà che, a breve, non si converta alla variante che prevede l’utilizzo del pane.