Facciamo che io ero… un burattino senza fili
Cala il buio in sala e sul pubblico pagante, una sola luce a illuminare l’attore, talmente forte da non consentirgli di vedere chi c’è a osservarlo, nella penombra. Ma intensa al punto da fornirgli la giusta concentrazione per iniziare il suo spettacolo – quello serio con le luci, le scenografie e la dizione perfetta – e condurre gli spettatori su di un filo sospeso tra due grattacieli.
Facciamo che io ero? Cosi dicono i bambini quando giocano ad imitare i loro personaggi preferiti, supereroi dai poteri strabilianti, fate turchine, mangiafuoco o semplici burattini senza fili. Non serve indossare un buffo berretto arancione, il papillon, i calzoni corti, i calzini a righe per assomigliare a Pinocchio. Come il protagonista della fiaba di Collodi, ognuno di noi è diverso dagli altri (chi è senza capelli, chi è troppo basso, chi è smilzo e fragile, chi è senza lavoro e chi è tutte queste cose messe assieme) ma al tempo stesso ha qualcosa che lo accomuna al suo vicino. Come Pinocchio tutti noi sbagliamo, facciamo errori, credendo di percorrere la retta via, tutti raccontiamo bugie a fin di bene – “Ogni uomo mente, ma dategli una maschera e sarà sincero”, scriveva Wild -. A tutti sarà capitato di innamorarsi di qualcuno che non corrisponde il nostro sentimento, ma nonostante questo l’amore continua a guidare tutte le nostre azioni, le scelte, alimenta le nostre speranze. E non si tratta esclusivamente dell’innamoramento: l’amore a cui mi riferisco può essere quello per i genitori, ai quali dobbiamo il più grande regalo della vita, ma che spesso non condividono le nostre scelte o le idee sul futuro, ma non per questo noi rinunciamo a crederci. L’amore per un amico, paragonato ad un fiume che ci conduce nel nostro percorso di crescita e, anche se può capitare che ci abbandoni, avrà sempre partecipato alla formazione del nostro io.
Ci troviamo al Piccolo Teatro Campo d’arte, in un ambiente intimo e un pò magico, che questa settimana e fino al 30 maggio ospita lo spettacolo Confessioni di un burattino senza fili. Liberamente ispirato alla vita, del suo regista Luca Gaeta e di Salvatore Rancatore, attore siciliano, lo spettacolo ci regalerà momenti di puro divertimento, intervallati da altri in cui saremo invitati a riflettere, con gli occhi di un bambino, sull’avventura più emozionante di ognuno di noi: la vita. Ad accompagnarlo, nelle vesti di padre confessore, un gigante buono, Fefo Forconi, chitarrista e compositore degli Almamegretta.
Questo spettacolo, dove tutto è come non dovrebbe essere, è per chi si sente sbagliato, perdente, diverso, per chi non sa contare i soldi (perchè non ne ha o li spende tutti), per chi è sempre di corsa, per chi perde sempre tutto, vincendo solo se stesso. Per chi è caduto mille volte dalla bici, ma non per questo ha smesso di pedalare.